ilpiccolo.gelocal.it – 13 novembre 2013. Di Gianpaolo Sarti
Il Palazzo tira la cinghia e riduce i costi del 20%
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Lo schema di bilancio 2014 del Consiglio scende da 24,5 a 17,2 milioni di euro Risparmi ottenuti per effetto di paghe più leggere e abrogazione dei vitalizi.
Trieste. Taglia qua aggiusta là, anche il Palazzo alla fine riesce a risparmiare. E non poco: il Consiglio regionale il prossimo anno potrà contare su oltre 7 milioni in meno. Lo schema di bilancio 2014, approvato dall’Ufficio di presidenza, subisce infatti una riduzione del 20% e passa dai 24,51 milioni dell’anno scorso a complessivi 17,27 milioni.
Magie della contabilità? Consiglieri in vena di spending review? Buona la seconda. Perché (ma mancano dati precisi) da quest’anno la coperta sarà più corta grazie soprattutto alla mannaia sui costi della politica che, con la legge approvata a fine luglio, è andata a diminuire paghe e fondi ai gruppi. Ma non solo. L’attuale presidente Franco Iacop (Pd), ad esempio, si è tolto il “bonus” di 35 mila euro per le spese che finora venivano riservate alla sua posizione; e pure gli organi di garanzia come il Corecom e la Commissione regionale Pari opportunità hanno subito qualche ritocco. In questo caso i gettoni di presenza sono calati del 20%. A partire da dicembre gli uffici di questi due organismi, peraltro, saranno ospitati in piazza Oberdan, sede di proprietà dell’amministrazione, con la conseguente eliminazione degli oneri fin qui sostenuti per l’affitto dei locali utilizzati in precedenza. In questo caso, tuttavia, si va a cadere sul bilancio della Regione e non su quello del Consiglio.
La grossa fetta del risparmio di quei 7,24 milioni, quindi, deriva più che altro dall’alleggerimento delle paghe dei consiglieri, osserva Iacop. Gli stipendi, portati per legge a 6.300 euro lordi (a fronte dei 10.291 percepiti prima) sarebbero la voce più consistente, nonostante l’aggiunta dei maxi forfait mensili fino a 3 mila 500 euro che sono andati a sostituire vitto, utilizzo dell’automobile e sistema dei rimborsi. Quel sistema, che come noto, ha innescato le note inchieste della magistratura. Il bilancio complessivo è sollevato anche da una minor spesa per i vitalizi (abrogati a partire da questa legislatura) e il calo dei fondi ai gruppi, drasticamente tagliati in virtù delle indicazioni statali. Si è passati dai 2,7 milioni di euro dell’anno scorso (poi portati a 1,3 milioni) ai 300mila annui di adesso. A ciò va tolta pure l’intera cifra di liquidazioni per gli ex, stanziata l’anno scorso ma non per il 2014: non sono spiccioli se si considera che ognuno dei consiglieri che ha detto addio all’esperienza in piazza Oberdan ha portato a casa intorno ai 50 mila euro moltiplicati per il numero di mandati in Regione.
Ma la limatura, sostiene il presidente, ha riguardato un po’ tutte le spese del Palazzo. «Tutto questo – osserva soddisfatto Iacop – è l’evidenza dell’impegno profuso fin da subito sulla riduzione dei costi della politica. Un impegno che ci siamo dati immediatamente, a pochi mesi dall’insediamento della nuova legislatura. È evidente – rileva ancora il numero uno dell’aula – che siamo andati ben oltre i limiti stabiliti dalle normative nazionali. Mi pare questo un segnale decisamente importante – prosegue – è il segnale di una reale e fattiva volontà di ridurre i costi delle istituzioni per consentire di disporre di una più ampia parte di risorse da dedicare al sistema regionale per la politica attiva». D’accordo il vice- presidente Igor Gabrovec (Slovenska Skupnost): «Abbiamo operato tutta una serie di tagli consistenti a cominciare, come promesso in campagna elettorale, dai costi della politica. E il risparmio annuo è davvero considerevole».
Il bilancio dei prossimi anni sarà ulteriormente più leggero grazie al gruppo di dieci ex consiglieri della passata legislatura che hanno chiesto la restituzione della quota versata per il vitalizio nel corso del proprio mandato: una trattenuta del 19% sull’indennità percepita ogni mese. Così facendo gli ex hanno sì ricevuto subito i soldi accantonati, ma hanno anche rinunciato alla pensione “a vita” a partire dal compimento dei 60 anni d’età. Una pensione che avrebbe continuato a gravare sulle tasche dei cittadini per i prossimi decenni. La somma, da sola, si aggira attorno ai 2 milioni di euro.