Il Piccolo – 8 aprile 2014
I presidenti delle “speciali” a confronto con la Consulta
.
Franco Iacop ha partecipato ieri, in qualità di coordinatore, all’incontro a Roma tra i presidenti dei Consigli delle Regioni speciali e il presidente della Corte costituzionale Gaetano Silvestri. Al centro del confronto le riforme istituzionali che in questi giorni dominano il dibattito politico e, in particolare, le norme che rivedono il Titolo V della Carta e toccano le competenze delle Regioni.
Silvestri ha affermato che la specialità è un fatto e non è frutto di una volontà politica mutevole nel tempo. «Essa si basa su elementi storici stabili che non I presidenti delle speciali a confronto con la Consulta possono essere disconosciuti, tanto meno da fatti contingenti. In senso più ampio, il regionalismo deve essere cooperativo e basarsi sul metodo della negoziazione ragionevole con lo Stato, secondo il principio della leale collaborazione. In tale contesto – ha aggiunto - le Commissioni paritetiche Stato-Regione per l’attuazione degli Statuti speciali sono fondamentali e il loro lavoro dev’essere più incisivo e maggiormente considerato, anche per far sì che l’esercizio della specialità possa evolversi adeguandosi al mutare delle condizioni specifiche del Paese e dei singoli territori».
Iacop, anche a nome delle altre Regioni, ha ricordato che l’Autonomia rientra nei principi fondamentali della Costituzione (art.5) e che il principio della sussidiarietà, il regionalismo e le autonomie territoriali e locali sono espressamente previsti dal Trattato di Lisbona e sono artefici delle politiche nazionali ed europee. Il presidente dell’assemblea di piazza Oberdan ha inoltre manifestato la necessità che il disegno di riforma della Costituzione attualmente in discussione preveda l’introduzione di una clausola espressa di salvaguardia degli Statuti speciali, in grado bilanciare la clausola di supremazia dello Stato. «Per le questioni di carattere finanziario - ha aggiunto – è indispensabile prevedere che le relazioni con lo Stato si basino su una clausola costituzionalizzata, cosi da evitare i sempre più ricorrenti interventi dello Stato con legge ordinaria che, di fatto, violano la specialità e impediscono alle Regioni di esercitare le proprie competenze primarie»