«La specialità non si può cancellare»

Il Piccolo - 27 maggio 2014. Di Roberto Urizio

«La specialità non si può cancellare»

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Cinquantesimo dello Statuto regionale: il presidente della Corte Costituzionale Silvestri chiede più incisività alla politica

«Così come la creazione di Regioni a statuto speciale non è stata l’effetto di pure volizioni politiche, allo stesso modo non è possibile la loro cancellazione per pura volontà politica». Gaetano Silvestri, presidente della Corte Costituzionale, respinge così l’idea di svuotare le Regioni ad autonomia differenziata. «Esse contengono in sé -ha aggiunto nel corso del suo intervento nella seduta del cinquantennale del Consiglio regionale – le ragioni della specialità; la diversificazione delle forme istituzionali, delle discipline normative e delle organizzazioni amministrative trova giustificazione pertanto nella peculiarità di ciascun territorio e di ciascuna popolazione». Secondo Silvestri, «le forme e le condizioni particolari di autonomia devono essere strettamente correlate ai caratteri specifici dei territori e delle popolazioni e non possono trasmodare in trattamenti differenziati, e più favorevoli, sia sul piano finanziario che su quello giuridico quando questi non siano direttamente finalizzati alla valorizzazione delle ragioni sottostanti alle specificità regionali o provinciali». Il presidente della Consulta ha invocato, nel rapporto tra Stato e Regioni, «più politica e meno diritto», ovvero «una funzione più incisiva della politica nella prevenzione dei conflitti tra Stato e Regioni» che potrebbe concretizzarsi «nel lavoro delle Commissioni miste paritetiche». Ma nel suo intervento, Silvestri invita anche le Regioni a dare maggiore peso al ruolo, non avendo queste «esercitato al meglio la propria fantasia costruttiva nel creare condizioni nuove per l’esercizio dei poteri e delle funzioni loro attribuite».

La presidente della Regione, Debora Serracchiani, ha definito la specialità del Friuli Venezia Giulia come «attuale nella misura in cui ci offre gli strumenti per mantenere le potenzialità e le esigenze del territorio al passo con il cambiamento globale», riferendosi in particolare alla fiscalità di vantaggio, «nuovo strumento a sostegno delle imprese del territorio che potrà portare ad un vantaggio non solo per la Regione ma anche per il sistema-Paese». La governatrice ha sottolineato come i successivi tagli dovuti alla spending review abbiano «violato il principio del congruo finanziamento della funzione da svolgere. La Regione non è intenzionata a sottrarsi all’obbligo di contribuire al risanamento del Paese ma le imposizioni non sono state ragionevoli». Serracchiani ha ribadito che «oggi puntiamo a ottenere nuove competenze, che comportano più responsabilità dirette. In questo senso, la specialità e l’autonomia costituiscono un valore aggiunto non solo per noi ma anche per lo Stato, in quanto ci permettono di metterci al servizio del Paese valorizzando la nostra storia e la nostra vocazione europea, e rispondendo meglio alle esigenze dei cittadini».

La seduta, che ha visto anche gli interventi di Rino Bianchini, consigliere regionale della prima legislatura, e di Francesco Tognato in rappresentanza della consulta degli studenti, è stata aperta dal presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop. «Cinquant’anni durante i quali – ha affermato Iacop – con impegno, lungimiranza, passione, senso di responsabilità, spirito riformatore, senso della comunità sono stati affrontati i problemi veri del confine orientale della Venezia Giulia e le laceranti divisioni ricomposte con il diffondersi dello spirito europeista; impegno senza il quale non sarebbe stato possibile, negli anni Sessanta, creare gli strumenti che avrebbero tolto questa regione da situazioni di forte disagio economico e sociale e arretratezza, per farla divenire una delle più avanzate in campo nazionale ed europeo». «Assieme all’Amministrazione regionale – ha concluso Iacop – siamo pronti ad accettare le sfide del tempo presente con la nostra specialità da attuare pienamente ma anche da espandere. Allo Stato, promotore ed artefice di un grande disegno riformatore, chiediamo di consentirci di esprimere tutte le nostre potenzialità»

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