Gazzettino del Friuli – 26 giugno 2014. Di Antonella Lanfrit
Iacop: «II nuovo Titolo V mette al centro il Fvg speciale»
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«Buona cosa la previsione di tre senatori per la nostra regione perché consentirà di rappresentare maggioranza e opposizione»
Sin dall’inizio ha gli occhi puntati sulla riforma del Senato e del Titolo V il presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop. Nei mesi scorsi non aveva nascosto una certa preoccupazione per una riforma che pareva non avere tra i suoi cardini il regionalismo. Una premessa per un attacco aggiuntivo alle Regioni Speciali e Province Autonome, dopo quello diretto che già rischiavano di subire con il primo testo varato dal Governo che, pur corretto nottetempo, necessitava di essere ancora emendato. Ora però la riforma sembra essere entrata nel vivo, con la riformulazione dei relatori, il voto in commissione Affari costituzionali del Senato e l’approdo in Aula previsto per il 3 luglio.
Presidente Iacop, visti dal Friuli Venezia Giulia gli emendamenti condivisi presentati dai relatori di maggioranza e opposizione – Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Ln) – in che rapporto stanno con il testo originario della riforma?
«Condivisibile il profilo del Senato che ne emerge, rappresentativo della dimensione legislativa dei Consigli regionali. Il Friuli Venezia Giulia, stando ai documenti presentati sin qui, avrà garantito 3 senatori. E’ possibile quindi una rappresentanza completa delle parti, maggioranza e opposizione».
Tra le novità, la reintroduzione del comma 3 all’articolo 116 della Costituzione che, in sintesi, prevede la possibilità di un’autonomia differenziata anche per regioni a statuto ordinario. Perché è una buona notizia?
«Perché è un punto a favore del regionalismo nell’organizzazione statale e questa impostazione non può che essere positiva anche per le Speciali. La prima stesura della riforma, quella governativa, aveva eliminato tale comma, che per la verità le regioni ordinarie non hanno utilizzato nell’ultimo decennio. Tuttavia è bene che sia
stato reintegrato, mantenendo così l’attenzione al regionalismo».
Rispetto al comma in vigore, però, si introduce una clausola: gradi di autonomia possono darsi alle ordinarie purché «la Regione sia in condizione di equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio».
«Mi pare positivo, si da la possibilità di guadagnare autonomia se si dimostra di sapersi gestire responsabilmente».
Rivisto anche l’articolo 117 con la suddivisione fra le competenze dello Stato e quelle delle Regioni.
«Anche in questo caso non è tema che ci tocchi direttamente, ma è interessante la più puntuale e migliore definizione dell’esercizio delle funzioni, non solo l’attribuzione delle materie di competenza».
Pare non vi siano sorprese per gli emendamenti delle Speciali per introdurre il metodo pattizio nell’adeguamento degli Statuti e per regolare i rapporti con Io Stato. Soddisfatto?
«È evidente che se il rapporto deve fondarsi sulla lealtà non possono essere condivisibili quegli strumenti che, informa palese o surrettizia, invocando di volta in volta norme generali, coordinamento di finanza pubblica, alterano nei fatti il rapporto istituzionale. Centrale quindi che rapporti e adeguamento degli Statuti possano contare su processi concordati».