Iacop a convegno Garante su Convenzione diritti fanciullo

Iacop a convegno Garante su Convenzione diritti fanciullo(ACON) Trieste, 26 nov – MPB – La Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, firmata a New York il 20 novembre 1989, ha compiuto 25 anni e il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, con il Garante regionale dei diritti della persona, ha organizzato a Trieste, al Teatro Miela, un momento di riflessione sulla sua attuazione: un evento rivolto a tutte le istituzioni e associazioni che a diverso titolo si occupano di minori nella nostra regione.

In una sala gremita di ragazze e ragazzi del Collegio del Mondo Unito di Duino (TS) e di molte altre scuole, con le rappresentanze delle consulte studentesche regionali, chiamate alla fine a interloquire con le istituzioni, il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop ha ricordato che la Convenzione è il documento che ha registrato il maggior numero di ratifiche da parte degli Stati membri dell’ONU, e ha evidenziato che essa chiama in causa non solo politici, legislatori, giuristi, ma ogni persona che si occupi di educazione, socializzazione, sviluppo della personalità giovanile, proprio perché è la rappresentazione multidisciplinare del bambino e dell’adolescente: in questo senso essa comprende i diritti civili e politici assieme a quelli economici, sociali e culturali; diritti che però non possono essere letti in maniera isolata o frammentata: essi sono indivisibili e interdipendenti poiché la percezione del bambino e dei suo bisogni deve essere necessariamente globale.

La domanda se rispetto a 25 anni fa il mondo sia oggi un luogo migliore per i bambini ha solo in parte una risposta positiva e Iacop, sottolineando la necessità di arrivare a una maggiore correlazione fra riconoscimento formale e godimento sostanziale dei diritti, ha richiamato le iniziative del Friuli Venezia Giulia, con l’istituzione del Garante regionale dei diritti della persona e con la messa a disposizione delle risorse necessarie per lo svolgimento della sua azione di impulso e collegamento nei confronti di tutti i soggetti e le istituzioni che operano in questo campo: l’avvio di un lavoro comune e di un impegno collettivo per promuovere azioni – ha concluso il presidente del Consiglio – che favoriscano anche la partecipazione diretta e attiva dei concittadini più piccoli alla vita della comunità. E il Garante Fabia Mellina Bares, portando il saluto anche a nome del Collegio dei garanti, ha sottolineato che la Convenzione non è un codice ma un programma di promozione educativa, e in questo senso l’anniversario del 20 novembre vale tutti i giorni dell’anno: per questo è importante verificare quanto fatto e quanto ancora da fare, grazie ai contenuti dell’ultimo rapporto che si occupa di monitorare a livello nazionale lo stato di attuazione della Convenzione.

Questo deve essere il secolo dell’attuazione dei diritti, ha detto ancora Mellina Bares evidenziando che a mancare sono le strategie e troppi esempi di eccellenze restano solo degli spot quando invece dovrebbero assurgere a sistema: investire per contrastare la povertà economica minorile e per promuovere l’educazione di bambini e ragazzi significa investire sulla ricchezza e sullo sviluppo e garantirsi un ritorno.

Concetti e temi ripresi dagli interventi sia di Lucia Ghebreghiorges del Coordinamento del Gruppo CRC che cura il Rapporto sull’attuazione e referente di Save the Children Italia, sia di Giorgio Tamburlini che, oltre a essere membro del Gruppo CRC, è anche presidente del Centro per la salute del bambino. Hanno spiegato che aderire alla Convenzione significa per il Paese che lo fa assumersi la responsabilità di attuarla e di verificare che ciò avvenga. Da qui la costituzione di un Gruppo di verifica, cui si è poi affiancato un gruppo di 87 associazioni della società civile per un ulteriore controllo su quanto realmente fatto: tutto ciò è contenuto nel rapporto – quello a cui oggi si è fatto riferimento è il settimo – che viene inviato sia all’ONU che alle istituzioni locali: in Italia in 25 anni molti passi sono stati fatti per affermare una cultura dell’infanzia, ma molto è rimasto sulla carta. Occorre prevedere finanziamenti e serve una programmazione che non cambi con il cambiare di governi, le cose partano e poi si bloccano, c’è frammentazione di direttive di interlocutori, manca la definzione di standard comuni fra i Paesi.

Molte le sfide per il futuro: intervenire sui tassi di povertà, sulla copertura degli accessi agli asili nido comunali (Italia ultima tra i Paesi europei con il 13% quando il livello europeo è 33%); prevedere una riforma della cittadinanza e un piano contro la povertà minorile, superare l’inefficienza del sistema degli aiuti internazionali (troppe organizzazioni fanno le stesse cose) e procedere – anziché per progetti – per politiche e programmi basati su impegni pluriennali, rivolti a tutta la popolazione a realizzazione delle politiche; puntare alle opportunità di sviluppo cognitivo, che significa non privare i bambini dell’opportunità di avere crescendo qualcosa da dire. E questo è ancor più il dovere di un Paese come l’Italia, privo di risorse energetiche, che deve investire sul capitale umano partendo proprio dall’infanzia.

Nel corso dei lavori è stata ricordata da Mellina Bares anche la mostra ospitata nella biblioteca del Consiglio regionale, con l’invito a visitarla: realizzata dagli studenti del Collegio del Mondo Unito, parla di multiculturalità, solidarietà, reciprocità e di pratiche quotidiane dell’esercizio dei diritti dei fanciulli.

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