Messaggero Veneto – 19 aprile 2015. Di Anna Buttazzoni
Iacop: “Se si torna a votare Serracchiani destinata a lasciare la Regione”
«In caso di elezioni anticipate, il suo futuro è il Governo a Roma». Il presidente del Consiglio avvisa la giunta: non siamo passacarte
La giunta che corre e il Consiglio che non può essere considerato un passacarte. Il dibattito sulla Specialità da attraversare come occasione per rinnovare il Fvg. Il ritardo nella presentazione della programmazione europea da recuperare durante la gestione dei progetti. Il presidente del Consiglio Franco Iacop ha chiaro il ruolo dell’Assemblea. Lui che è stato assessore tecnico dal 2003 al 2008, consigliere d’opposizione dal 2008 al 2013 e che ora guida il Consiglio, è consapevole più di altri che il cambiamento ha investito la Regione.
Presidente, soprattutto nel suo partito, il Pd, si levano mugugni per i rapporti con la giunta. Resterà un problema irrisolto?
«Dal 2003, con l’elezione diretta del presidente della Regione, i ruoli sono molto diversi. Trovare un equilibrio tra le esigenze del governo e le necessità di attribuzioni dell’Assemblea è un punto d’incontro non sempre facile. All’esecutivo spettano il governo della regione, le decisioni legate all’amministrazione e le scelte operative, tanto che, per fare un esempio, nella Finanziaria sono state tagliate le poste puntuali assegnate dal Consiglio, che sono compito della giunta. Ma l’esecutivo deve avere rispetto della funzione legislativa che ogni singolo consigliere ha. Il Consiglio non può essere passacarte su ordine della giunta, ma messo nelle condizioni di legiferare».
E allora qual è oggi il Consiglio?
«L’Assemblea non fa solo le leggi, deve percorrere strade innovative. Mi riferisco all’attività di valutazione e impatto delle norme regionali, l’applicazione del diritto europeo e le riforme costituzionali. Le leggi hanno effetti sulla comunità regionale di cui ogni singolo consigliere è responsabile. Chiedere all’esecutivo tempi adeguati per valutare le norme, audizioni e confronto non è irresponsabile o di freno all’attività della giunta, è un dovere nei confronti della comunità e degli elettori. Siamo la Regione che ha il 70 per cento di leggi fatte su proposta della giunta e che ha il più alto numero di regolamenti che sono di competenza dell’esecutivo. Va bene che sia così, ma, attenzione, il Consiglio ha il dovere di approfondire e valutare, a maggior ragione da quando la giunta non è eletta dall’Assemblea, ma soggetto esterno e terzo rispetto agli elettori».
L’Assemblea Fvg è molto cambiata rispetto a due anni fa. È uno degli effetti delle inchieste sulle spese pazze?
«Quando sono scoppiate le indagini nel 2012, il Consiglio è stato messo quasi sotto assedio e la parte finale della legislatura è stata molto combattuta nei rapporti tra politica, mass media e opinione pubblica. Un periodo turbolento che ha avuto ricadute dirette sulla politica e sulla composizione del Consiglio».
Lei è stato assessore alle Autonomie locali e nel 2006 ideò le unioni di Comuni, attraverso associazioni intercomunali e Ambiti di sviluppo. Cosa pensa della bufera attorno all’attuale riforma degli enti locali?
«Rispetto al 2006 quelli di oggi sono tempi diversi. Allora potemmo creare meccanismi di Unioni con premi incentivanti, perché c’erano più risorse. La giunta di centrodestra di Renzo Tondo cancellò le Aster e altri strumenti e oggi gli stessi partiti di allora non possono dire che la mia legge andava bene. Oggi è necessario creare strumenti per l’aggregazione territoriale e per favorire i processi di fusione dei Comuni. Serve però che ci si ponga davanti alla riforma in termini positivi, con la volontà di raggiungere l’obiettivo. Se poi ci saranno criticità da correggere avremo spazi di manovra. Ma se la riforma viene rifiutata a priori non faremo alcun passo avanti».
Ci sono ritardi, come appurato in commissione consiliare, nella presentazione alla Ue dei programmi europei per accedere ai fondi. Come si può recuperare il tempo perso?
«I fondi Ue sono una grande opportunità, forse l’unica, per sostenere una politica di sviluppo competitivo e per ridare slancio all’economia. La Regione è un po’ in ritardo su alcune procedure, ma se questo tempo in più verrà utilizzato per migliorare le strategie e le verifiche, ritengo sarà possibile recuperarlo nella gestione dei progetti».
L’Autonomia del Fvg è sotto attacco?
«Siamo impegnati nel confronto e nel dibattito politico attorno alla riforma del Titolo V della Costituzione e la prossima settimana, è un’altra tappa, sarò ascoltato dalla Bicamerale e dalla Paritetica. La riforma mantiene la Specialità, ma ci chiede anche l’impegno di aggiornarla. Sono convinto si tratti di un’occasione per attualizzare le nostre condizioni di Autonomia, per rinnovarci, per essere avamposto a vantaggio dell’intero regionalismo italiano. Non dobbiamo difenderci dal cambiamento e non vogliamo privilegi, ma raccogliere la sfida per nuove competenze, come la formazione e i rapporti internazionali perché il Fvg si rafforzi con una Specialità di frontiera, da conquistare giorno dopo giorno».
Ritiene che la presidente Debora Serracchiani chiuderà la legislatura prima della scadenza naturale del 2018?
«Dipenderà molto dal termine della legislatura nazionale. Se ci fossero elezioni anticipate e un nuovo Governo del Paese penso che la presidente dovrà valutare l’opportunità di candidarsi, anche perché è uno dei leader del Pd, partito che si propone di guidare l’Italia. Oggi è difficile dire quando si voterà. Il premier Matteo Renzi ripete di voler arrivare al 2018, quindi in Fvg possiamo stare tranquilli».
Anche sereni?
«Porta sfortuna», sorride Iacop.