Messaggero Veneto – 17 maggio 2015. Di Franco Iacop, presidente del Consiglio regionale
L’intervento
Lo Statuto va integrato prevedendo patti con Roma sulla finanza pubblica
La decisione della Corte costituzionale dimostra che l’Autonomia è un bene indisponibile ma non statico per cui va contrattato nel tempo e ciò aiuta pure le Ordinarie
La Corte costituzionale, con la sua recente sentenza, ha confermato quello che ormai è un consolidato orientamento: i principi di coordinamento della finanza pubblica previsti dalle leggi statali ordinarie si applicano anche alle Autonomie speciali, quindi pure al Friuli Venezia Giulia, chiamate a contribuire a conseguire l’obiettivo prioritario di risanamento della finanza pubblica di fronte all’emergenza in atto, all’interno della cornice disegnata dai trattati europei.
Ciò che però suscita particolare interesse in questo caso è quella parte della sentenza laddove la Corte costituzionale indica come strada maestra quella dell’accordo tra lo Stato e le Regioni speciali. Quello dell’accordo è tuttavia un principio che è stato sì previsto dalla legge statale ma che, come sottolinea la Corte, non è stato ancora recepito dagli statuti di autonomia attraverso le norme di attuazione e quindi, non avendo questa forza, può es- sere derogato dallo Stato.
Qui sta il problema vero: bisogna introdurre nello Statuto di autonomia il principio pattizio nelle relazioni finanziarie tra Stato e Regione, per renderlo opponibile al legislatore statale e quindi rafforzare la Spedalità.
Dalla questione giuridica discende un ragionamento politico: innanzitutto che la Specialità è un “bene” indisponibile perché nata nell’Assemblea costituente e perché è una forma particolare di quella Autonomia che a sua volta è un principio fondamentale della Carta costituzionale. In secondo luogo (e qui veniamo all’attualità) la sentenza conferma ciò che stiamo dicendo da tempo ma che qualcuno, nel nostro Paese, insiste nel non voler sentire o capire: la Specialità non è un dato che si ferma alla storia e dunque statico, ma è un edificio in continua costruzione ed evoluzione. E’ un elemento vivo e dinamico che, attraverso quel potente strumento costituito dalle norme d’attuazione dello Statuto, si evolve e si modernizza, rappresentando, se ben interpretato, il punto avanzato del regionalismo italiano, del federalismo responsabile e solidale, della sussidiarietà.
Quando la Corte costituzionale sottolinea ”mettete nei vostri Statuti speciali l’elemento dell’accordo con lo Stato in materia finanziaria” ci dice una cosa molto importante: quella di rafforzare continuamente la Spedalità non con lo sguardo al passato, ma con gli obiettivi e con le politiche del presente e del futuro.
Se riusciamo a fare questo non abbiamo l’egoismo di farlo solo per noi, ma per l’intero Paese, anche per quelle Regioni ordinarie che ancora ritengono la Specialità un privilegio mentre invece è un valore collettivo a disposizione di tutti. Proprio perché siamo abituati a
collaborare lealmente, siamo anche pronti a sostenere le richieste delle Autonomie ordinarie di esercitare ulteriori funzioni, perché l’Italia ha bisogno di un sistema regionale forte, autorevole e di qualità. Di tutto questo parleremo a Cagliari la prossima settimana in un incontro di tutti i Consigli regionali delle Regioni speciali e delle Province autonome.