L’Autonomia è a un bivio «Difenderla con le unghie»

messaggero Veneto – 19 luglio 2015. Di Maura Delle Case

La specialità minacciata

L’Autonomia è a un bivio «Difenderla con le unghie»

Al convegno dell’Università di Udine il grido di allarme: lo Stato non ci farà sconti. Cecotti: rimbocchiamoci le maniche per salvarci. Iacop: abbiamo i conti in ordine

L’autonomia del Friuli Venezia Giulia è arrivata all’ultima chiamata. Dinnanzi all’avanzare della riforma costituzionale e all’ostilità diffusa che si respira nel Paese rispetto alle autonomie, il rischio di una zampata dello Stato è tutt’altro che remoto e richiede contromisure forti. Risposte che devono nascere anzitutto da una consapevolezza non già relegata ai palazzi della politica, ma diffusa all’interno della comunità regionale, chiamata a essere protagonista nella riscrittura – al rilancio – dello Statuto. Solo così, forte di una nuova cultura dell’autonomia, il Fvg può sperare di vincere il braccio di ferro con lo Stato evitando l’appiattimento al livello delle regioni ordinarie.

Il monito è arrivato ieri, forte e chiaro, dal parterre di politici, rappresentanti delle istituzioni e accademici riunito a palazzo Antonini, ospiti dell’Università di Udine, per discutere appunto dell’attualità e delle prospettive dell’Autonomia. Tema bollente, quello della Specialità, che ieri è stato sviscerato sia dal punto vista tecnico, proprio degli accademici, sia da quello più propriamente politico. In un dibattito – moderato dal giornalista del Messaggero Veneto Domenico Pecile – senza sconti.

Fin dalle premesse, affidate a Elena D’Orlando, delegato del rettore per le Autonomie locali nonché membro della Commissione paritetica Stato-Regione che ha attaccato con una fucilata: La Specialità del nostro ordinamento è a un bivio». Chiamata a scegliere tra «contenimento dei danni» e «rilancio», D’Orlando non ha avuto dubbi nell’indicare la seconda via, sfidando-invitando i presenti ad avviare un dibattito che promette d’essere la base di partenza per arrivare alla riscrittura dello Statuto. Coscienti però, che il Parlamento potrebbe prendere la proposta e cestinarla. Parola di Sergio Cecotti. «Se vogliamo contrapporci all’ingordigia dello Stato non possiamo partire da perdenti. Dobbiamo rimboccarci le maniche per salvarci, il centralismo capisce solo i rapporti di forza», ha ammonito ieri l’ex presidente della Regione. «In questa partita non dobbiamo avere un atteggiamento rinunciatario. La strada intermedia è molto stretta e ci vuole una grande caratura tecnica». Perché come ha precisato Roberto Toniatti, coordinatore del progetto Autonomie Speciali Alpine, «la riscrittura degli statuti si basa su un negoziato con uno Stato avido e arrogante. Si battaglierà su punti e virgole. C’è bisogno di forte motivazione e di una democrazia fortemente partecipata, indispensabile per avere forza negoziale nei confronti dello Stato».

«Ai tavoli romani – ha rilanciato Robert Louvin, presidente della Paritetica valdostana - non si può andare come agnelli sacrificali. Non possiamo affidare la riscrittura degli statuti a oligarchie, ma alle comunità». Che in Italia, a differenza di quanto accade in altre zone d’Europa dal forte afflato autonomista, come la Corsica e la Scozia, oggi però «vivono una fase fredda. Un periodo per Louvain - di fermo». Come scuoterle? E come coinvolgere i giovani? Scrivendo una nuova pagina per il Fvg.

«Occorre un momento di sintesi della coesione territoriale, sociale e politica. Quando le Province saranno soppresse, occorrerà cambiare profondamente la Regione». La firma è ancora quella di Sergio Cecotti, mentre Franco Iacop, presidente del consiglio regionale, ieri ha rivendicato – a proposito della difesa dell’autonomia – un percorso coerente e motivato da parte della giunta e della sua presidente, Debora Serracchiani. Da rafforzare, semmai, rilanciando «il tema della trasparenza delle autonomie speciali», ha detto Iacop: «Forti dei conti (in ordine) dobbiamo andare a un confronto aperto».

E a proposito di conti, Daniele Galasso, espressione del centrodestra in seno alla Paritetica, ha denunciato il pesante scippo di risorse operato dallo Stato, ennesimo attentato alla Specialità. In vista dell’attuazione della riforma costituzionale, l’ex consigliere regionale ha lanciato l’ennesimo allarme, richiamando i presenti alla necessità di mettere i ferri in acqua per riattualizzare uno statuto fermo al 1963. Per rivitalizzarlo. Non senza che vi sia contestualmente l’apporto della comunità, intesa nel suo senso più ampio e “arruolata” dai presenti a più riprese.

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