«Non copieremo Trento e Bolzano»

Il Gazzettino - 19 luglio 2015. Di Walter Tomada

L’Autonomia. Affollato convegno verso il nuovo statuto: sarà un esame di autogoverno

«Non copieremo Trento e Bolzano»

Cecotti: «Il Fvg deve esaltare la propria complessità»

La specialita’ è a un bivio: e sta alle comunità che ne godono scegliere se percorrere la via più comoda della difesa dell’esistente o la strada, del tutto in salita, del rilancio di un nuovo tipo di autonomia che accresca la competitività nelle sfide dell’orizzonte globale. In ogni caso, il quadro è sconfortante: perché se dieci anni fa non si poteva non dirsi federalisti, oggi invece è lo stesso regionalismo ad apparire inutile e sprecone alla maggior parte del Parlamento e del Paese.

Ci sarà da sudare, quindi, a sostenere il regime di autonomia a geometrie variabili: e si è iniziato a farlo, complice il torrido clima, a Palazzo Antonini nel convegno che ha visto accademia e politica interrogarsi insieme su «Autonomia speciale: attualità e prospettive».

La giurista Elena D’Orlando, componente della Paritetica Stato-Regione, ha chiamato a raccolta anche il suo omologo valdostano Robert Louvin e il trentino Roberto Toniatti, coordinatore delle Autonomie speciali alpine, per capire come lo snodo della nuova riforma costituzionale e della revisione degli Statuti possa consentire alle tre Regioni di «diventare laboratori di sperimentazione di forme avanzate di autonomia, progressivamente accessibili a tutte le altre Regioni responsabili».

D’Orlando ritiene necessaria una nuova «cultura dell’autonomia» e suggerisce di puntare su quattro elementi: «capacità di autogoverno, qualità del capitale sociale e territoriale, radicamento locale del sistema politico e processi diffusi e partecipati di costruzione delle decisioni politiche». Serve far presto perché il sottosegretario alle Autonomie Gianclaudio Bressa (assente perché impegnato all’assise nazionale del Pd a Milano, come del resto Debora Serracchiani) fa sapere che non si tratta di discutere «l’intangibilità costituzionale» delle autonomie.

Il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop dal canto suo annuncia «un’iniziativa formale del Consiglio regionale in tempi brevi», ma l’ex presidente della Regione Sergio Cecotti esorta a non ripetere gli errori della «barocca procedura della convenzione ai tempi della legislatura Illy, lavoro inutile che fu cestinato dal governo». Per l’ex sindaco di Udine serve «dare una nuova speranza ai giovani di questa regione che oggi non hanno prospettive: fargli scrivere una pagina nuova per questa regione incompiuta e ridisegnarla per i prossimi 20 anni. Lavoro arduo perché nemmeno il modello Trento-Bolzano qui è proponibile, data la policentrica complessità del nostro territorio». In ogni caso, per sottrarsi al «centralismo di rapina» dello Stato serve «metter sotto accusa gli sprechi a livello centrale».

Invece per Daniele Galasso, attuale componente della Paritetica, «il patto Padoan-Serracchiani ci manda al duello con la pistola scarica». E non basterà nemmeno l’alleanza tra le regioni auspicata da Iacop a non farci finire come «i polli di Renzo»: «o di Renzi», chiosa Cecotti, che lamenta anche la scarsa capacità dei friulani di tutelare i propri interessi. «Solo sulla Motorizzazione siamo stati capaci da soli di perdere 4 milioni. Serve competenza e visione in tutta la classe dirigente, burocrazia regionale compresa. Senza, non si va da nessuna parte».

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