(ACON) Trieste, 13 ott – AB – Tra le iniziative promosse a Bruxelles – in contemporanea con la settimana europea delle Regioni e delle Città – dall’Amministrazione regionale del FVG in occasione del 40° del terremoto in Friuli e del 60° del disastro minerario di Marcinelle, si è tenuta nella Sala Grand’ Place di Bruxelles, una tavola rotonda che, prendendo spunto dal sisma del 1976, ha sviluppato una serie di ragionamenti sulla nascita della Protezione civile regionale come sistema trainante per lo sviluppo nazionale ed europeo della tutela dai disastri naturali.
Nel suo intervento introduttivo, il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Franco Iacop ha ricordato come la Protezione civile abbia un padre, una data e un luogo di nascita: il padre è Giuseppe Zamberletti e la data, infausta, è quel 6 maggio del 1976, le nove di sera, quando una scossa del 6,4 sulla scala Richter colpì vaste zone del Friuli, tra le province di Udine e Pordenone; scossa che si replicò pochi mesi dopo, il 15 settembre, con una magnitudo del 6.1 sulla scala Richter. In totale i morti furono 989, decine di migliaia i senzatetto.
Prima di allora i soccorsi in caso di calamità naturali non erano organizzati sistematicamente – ha aggiunto Iacop – e la loro efficacia, ovviamente, ne risentiva fortemente. Il terremoto del Friuli segnò una svolta e fu la caserma Goi Pantanali di Gemona, nel cuore dell’area colpita dal sisma, a diventare il quartier generale dei soccorsi e a essere inconsapevolmente il luogo in cui nacque la Protezione civile che ancora oggi, dopo quarant’anni, è studiata e copiata in tutto il mondo perché punta più avanzata nella gestione delle emergenze.
Proprio da quella positiva esperienza si è poi sviluppata la Protezione civile nazionale – ha evidenziato il presidente Iacop - e oggi siamo in grado di esportarla a livello europeo per cercare di costruire una struttura che operi con la stessa efficacia e capacità d’intervento in qualsiasi luogo ove si presenti la necessità. Ed è proprio questo uno degli impegni che sto portando avanti come coordinatore della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali italiani, Conferenza che sta sviluppando una serie di interessanti proposte per l’istituzione di un Corpo europeo di Protezione civile.
Tornando al terremoto del Friuli, Iacop ha affermato che fu proprio l’on. Zamberletti, grazie a quell’esperienza e ai contributi dei quali seppe far tesoro, a pensare a una Protezione civile nazionale che dipendesse direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, alla sua organizzazione, a come dare ordine, sistematicità ed efficacia alle attività di soccorso, a intuire le potenzialità degli enti locali e il ruolo del volontariato. Tutto ciò culminò con l’approvazione della legge 24 febbraio 1992 n.225: “Istituzione del servizio nazionale della Protezione civile”.
Non dobbiamo dimenticare – ha sottolineato – come la ricostruzione in Friuli Venezia Giulia fu caratterizzata, dal punto di vista legislativo, da un marcato decentramento di responsabilità. Basti pensare all’istituto dei sindaci-funzionari delegati o al corpus legislativo prodotto dal Consiglio regionale che quest’anno, in occasione del quarantennale del terremoto, abbiamo voluto raccogliere in un volume, che ho consegnato ai colleghi presidenti dei Consigli regionali e ai presidenti di Camera e Senato nei giorni immediatamente successivi al sisma che ha colpito il Centro-Italia il 24 agosto scorso, come contributo per i provvedimenti che verranno adottati in favore di quelle zone così duramente provate.
Del resto, la storia del nostro Paese da sempre è un susseguirsi periodico di calamità naturali, all’interno delle quali i terremoti ne sono la parte più consistente. Gran parte del territorio italiano è a elevato rischio sismico, con numeri impressionanti: vi insiste più di un terzo della popolazione, quasi il 60% dei Comuni sono in zona sismica e un terzo del totale sono stati inseriti nella prima fascia: solo in Calabria lo sono tutti.
Un ultimo dato può dare meglio di altri il quadro della situazione: ogni anno vengono registrati in Italia un milione di terremoti di lievissima entità, almeno un centinaio con una magnitudo significativa, il che significa che ne viene registrato in media uno ogni tre/quattro giorni.
Tornando alla legge 225 del 1992, l’on. Zamberletti individuò alcuni punti cardine:
- l’istituzione di un organismo permanente di coordinamento;
- l’inserimento della previsione e della prevenzione accanto alla protezione civile;
- il coinvolgimento delle Amministrazioni locali periferiche (Regioni, Province, Comuni);
- il riconoscimento del volontariato come componente del Servizio nazionale della Protezione civile.
La legge 225 – ha concluso Iacop – ha subito nel corso degli anni delle modifiche, le più significative nel 2001, 2012 e 2013, sempre nel segno di un aggiornamento che rendesse ancora più efficace questo servizio. Lo stesso on. Zamberletti, nel libro “Se la terra trema” di Alma Pizzi del 2006, così si è espresso nei confronti dei principi che hanno ispirato nel corso degli anni questi aggiornamenti: “la protezione civile è ogni Comune che diventa caposaldo, ogni villaggio che diventa elemento attivo di protezione civile e non solo un’organizzazione centralizzata, meravigliosa, taumaturgica, che piomba sul territorio a salvare la gente quando è in pericolo. È la gente che si aiuta a proteggersi, a preservarsi la vita e a tutelare i suoi beni”.
Foto Regione Fvg