Tutte le foto (di Giovanni Passamonti): Flickr
(ACON) Trieste, 14 ott 2016 – AB – Le iniziative in Belgio per i quarant’anni dal terremoto in Friuli e i sessanta dalla strage di Marcinelle si sono concluse per la delegazione del Consiglio regionale, guidata dal presidente Franco Iacop, a Marcinelle, con la visita alla miniera di carbone di Bois du Cazier, dove l’8 agosto 1956 perirono 262 minatori, 136 dei quali italiani, di cui sette nostri corregionali, lo scoprimento di una targa e la deposizione di una corona al monumento ai caduti. E a Charleroi dove, nella sala del Comune, si è tenuto un incontro con le associazioni dei corregionali e dei rappresentanti dei Comuni gemellati con le comunità belghe.
Ricordando il disastro minerario di Marcinelle, il presidente Iacop ha parlato di un’epoca, il secondo dopoguerra, in cui l’Italia uscita a pezzi dalla II Guerra mondiale, pativa una pesante situazione socio-economica che costringeva molte persone a emigrare; nel contempo, il Belgio aveva un disperato bisogno di manodopera, da impiegare soprattutto nel settore minerario. Fu per queste ragioni che il 23 giugno 1946 fu firmato il Protocollo Italo-Belga che prevedeva l’invio di 50.000 lavoratori dall’Italia in cambio di carbone. Un flusso migratorio imponente, basti pensare che all’epoca del disastro di Marcinelle erano impiegati in Belgio 142.000 minatori, 63.000 dei quali stranieri e, di questi, ben 44.000 erano italiani.
“La nostra presenza qui in Belgio vuole rendere omaggio a coloro che persero la vita in un momento storico difficile, caratterizzato da una condizione economica che costringeva la nostra gente ad abbandonare i luoghi natii per cercare non fortuna, ma semplice sopravvivenza in luoghi sconosciuti, talvolta inospitali, con pesanti condizioni di lavoro e scarsa sicurezza. Un’epoca in cui il Friuli Venezia Giulia subiva una condizione di arretratezza, con tutto ciò che ne conseguiva.
“Oggi siamo qui a ricordare con grande commozione e immutato dolore le vittime di questa tragedia, per il rispetto che dobbiamo a loro e per non consegnarle all’oblio”.
Tutte le foto (di Giovanni Passamonti): Flickr