Cyberbullismo, dialogo e confronto per sconfiggere fenomeno

Pordenone, 19 ott 2016 – Un ruolo sempre più importante del dialogo con i genitori. Ma anche la necessità che le famiglie non alzino un muro intorno agli episodi che hanno visto vittime i propri figli, affinché il confronto possa diventare motivo di riflessione per evitare il ripetersi di situazioni negative.

Sono questi solo alcuni degli elementi emersi nel corso del convegno svoltosi a Pordenone dal titolo “Bulli in rete, l’altra faccia dei giovani”. Organizzato dal Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia, l’evento ha permesso di avviare un confronto con i giovani e le loro famiglie sul fenomeno del bullismo e del più moderno e tecnologico cyberbullismo. Come ricordato in apertura dei lavori dal presidente del Corecom Giovanni Marzini, l’iniziativa si svolge proprio nella giornata in cui i tg nazionali hanno dato notizia di un evento di disagio giovanile accaduto in Sardegna che ha avuto come protagoniste due studentesse. “Convegni come quelli di oggi – ha detto Marzini – consentono ad organismi come il nostro di dare il proprio contributo al mondo della scuole e alle famiglie per combattere una piaga dilagante”.

Il presidente del Consiglio Iacop ha ricordato come un fenomeno sempre esistito, quello delle bravate tra i ragazzi, sia però esploso poiché sono cambiati gli strumenti da loro utilizzati. L’amplificazione del gesto attraverso i social media e la tecnologia a loro disposizione trasforma ciò che prima si risolveva con un rimprovero dei genitori o una punizione, in un fatto mediatico e pubblico, a volte con risvolti drammatici. Quindi Iacop, ed insieme a lui anche il garante regionale dei diritti della persona Fabia Mellina Bares, ha evidenziato che la Regione ha siglato un protocollo lo scorso mese di giugno insieme al Corecom, il Garante per i diritti dei minori e la Commissione Pari opportunità d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale e la Polizia postale. Il progetto, al quale hanno aderito circa 300 persone tra operatori della scuola, dei servizi e delle Forze dell’ordine e che avrà la durata di tre anni, è quello di promuovere il benessere complessivo dei ragazzi dentro e fuori la scuola e, al contempo, di contrastare la sub cultura della prevaricazione e prepotenza.

Dal canto suo il Questore di Pordenone Diego Buso ha ricordato la delicatezza riguardante la pubblicazione in rete di immagini e commenti, poiché – nonostante il diritto all’oblio – è difficile rimuovere qualcosa quando entra nel mondo virtuale. Buoso ha inoltre ribadito l’utilità dei corsi di comunicazione per insegnare il modo corretto con cui utilizzare la rete per dare risposte efficaci non solo ai minori vittime del bullismo ma anche per mettere in guardia i potenziali carnefici.

Ad entrare nel tema del bullismo visto con gli occhi dei ragazzi è stato Pablo Trincia, giornalista ed autore del programma che andrà in onda a partire dalla fine del mese di novembre su Rai2 e dal titolo “Mai più bullismo”. Come ha detto nel suo intervento, il modo da lui scelto per trattare il tema nella trasmissione è quello delle storie, vere, vissute da ragazzi vittime di episodi di disagio giovanile “senza uno studio con dibattiti ed opinionisti, ma realizzate on the road”. Il giornalista ha spiegato che nel suo programma chiede alle vittime di documentare e raccontare ciò che hanno subito, con l’intenzione di non dare la caccia ai bulli ma per spiegare loro e ai compagni di classe in modo diretto e aperto come questi atteggiamenti possano creare situazioni di forte disagio. Quindi il suo messaggio conclusivo lo ha rivolto ai genitori delle vittime, ricordando loro che le barricate alzate intorno ai figli colpiti da episodi di bullismo non fanno altro che peggiorare la situazione. “Le mamme e i papà – ha suggerito – devono avere un atteggiamento positivo con i propri figli, cercando di parlare di più con loro. Devono spiegare che il cellulare o il computer sono come un coltello: se usato male, invece di tagliare può uccidere”.

Il dirigente del compartimento Polizia postale del Friuli Venezia Giulia Alessandra Belardini ha evidenziato come, a fronte di un’immersione totale dei giovani nella rete, il compito delle Forze dell’ordine debba essere quello si creare per loro il giusto contenitore dove questa immersione possa avvenire in sicurezza. Quindi ha ricordato come anche i semplici like sui social media possano diventare una offesa così come un commento e una condivisione in rete di contenuti postati da altri, attraverso lo strumento dell’amplificazione di un messaggio.

Al convegno hanno partecipato anche il presidente del Corecom della Basilicata Giuditta Lamorte e il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Pietro Biasiol. ARC/AL/ppd

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