(ACON) Udine, 24 gen – MPB – Il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop è intervenuto oggi a Udine alla cerimonia per i 25 anni della Fondazione Crup – ora Friuli per la nuova denominazione assunta -, nel corso della quale è stato scoperto il busto bronzeo dell’artista Alberto Fiorini dedicato al fondatore e primo presidente Antonio Comelli, in una iniziativa in cui il primo quarto di secolo di vita della Fondazione è stato associato al 40º anniversario del terremoto, proprio nel ricordo di Comelli, che prima fu alla guida della Regione anche negli anni che seguirono il sisma, meritandosi l’appellativo di “Presidente della ricostruzione”.
Con la nuova denominazione – ha detto il presidente Iacop – la Fondazione sottolinea una volta di più il suo collegamento con il territorio, con le istituzioni del Friuli, con la sua gente. Le comunità di Udine e Pordenone sono debitrici della lunga e meritoria attenzione di sostegno da essa riservata a enti, organismi e associazioni nei settori della ricerca scientifica, dell’istruzione, della sanità, del sociale, della cultura, con oltre 150 milioni di euro di investimenti che hanno valorizzato e arricchito il patrimonio artistico, le attrezzature e le strutture sanitarie, le istituzioni universitarie, e contribuito a contrastare disagio sociale e nuove povertà. Una storia – ha sottolineato Iacop – partita durante la difficile fase di attuazione della legge Amato del 1990 di trasformazione del sistema bancario italiano, quando il primo presidente si attivò per conservare il ruolo tradizionale della Crup, mirando allo sviluppo del Friuli e mantenendo fermo il proposito di salvaguardare una identità motivata da ragioni storiche ed esigenze funzionali.
Così Iacop ha anche ricordato che Antonio Comelli arrivò alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, di cui aveva assunto la presidenza, esattamente vent’anni dopo essersi battuto in Giunta regionale per il mantenimento dell’unità della Crup dopo la nascita della Provincia di Pordenone, avendo anche allora chiara l’idea dell’importanza che la Banca doveva assumere nello sviluppo del Friuli.
Anche il quella veste – ha aggiunto Iacop – Comelli rappresentò il volto bonario del “potere”, che esercitò sempre con saggezza, determinazione, senso di responsabilità e voglia di andare al fondo delle questioni. Guardando alla storia della nostra terra nella seconda metà del secolo scorso, l’eredità che egli ha lasciato è diventata patrimonio di diverse generazioni di amministratori che hanno condiviso i valori di identità e autonomia, snodi fondamentali negli anni del terremoto e nelle scelte per la ricostruzione.
Rivolgendo anche da qui un pensiero alle comunità di Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria “per esprimere una vicinanza sincera che affonda le radici nell’esperienza di una tragedia che accumuna, ma che ha davanti una prospettiva di speranza”, Iacop ha ricordato l’intitolazione a Comelli dell’Auditorium della sede udinese della Regione, il 6 maggio, nel 40º anniversario del sisma, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, per sottolineare sia l’intero percorso compiuto dal popolo friulano dalla tragedia alla ricostruzione che diede un volto nuovo all’intero Friuli Venezia Giulia, sia il nesso profondo tra quella “battaglia vinta”, l’identità di un popolo e l’autonomia di una Regione Speciale, ove la specialità statutaria è stata attualizzata nei fatti ancor prima che attraverso passaggi formali. Nata speciale per condizioni geopolitiche ed economiche, per specificità culturali e pluralità etnico-linguistiche nel terremoto e nella strada della ricostruzione ha ritrovato radici ed esperienza di coesione, permeando in modo lungimirante il lavoro degli amministratori locali per ritrovare alla fine un Friuli rinato.
Ad Antonio Comelli si deve l’aver inciso questo tratto – ha sottolineato Iacop ricordando i frutti della ricostruzione – la Protezione civile, infrastrutture di collegamento all’Europa, Università del Friuli – e l’impegno che Comelli, uomo di legge, profuse poi per l’attivazione della facoltà di Giurisprudenza.
Richiamando la sua visione geopolitica – dalla Comunità di lavoro Alpe Adria alla Pentagonale -, la sua consapevolezza dell’identità e la capacità di affermarla, il suo modo di parlare di autonomia praticando prima di tutto la “responsabilità”, Iacop ha infine ricordato che negli anni ’90 Comelli, lontano dall’impegno politico, ebbe modo di tornare sui temi dell’autonomia e del regionalismo lamentando “l’azione strisciante di riappropriazione di funzioni e competenze da parte degli organi centrali dello Stato”, ma ritenendo di “dover combattere anche il centralismo regionale” per puntare a un Friuli autonomo e policentrico. Ammonendo, qualche anno dopo a non “farsi inglobare nel nord-est” e ribadendo la linea dell’unità regionale, reputava che se ne potesse discutere nell’ambito del regionalismo avanzato, pensando all’area metropolitana di Trieste, “purchè la specialità del Friuli Venezia Giulia come Regione autonoma con federalismo solidale fosse salvaguardata”.
“Sono temi ancora presenti nel dibattito e nel confronto politico di questi ultimi anni e che sottolineano, se ancora ce ne fosse bisogno, la bontà delle intuizioni di Comelli” – ha concluso Iacop definendo “lungimirante la sua visione e la sua una lezione cui attingere ancor oggi, cercando un po’ della sua coraggiosa determinazione a confrontarsi e a condividere le scelte strategiche per il nostro Friuli”.
Immagini: Petrussi Foto Press