Giorno della Memoria in Consiglio regionale

(ACON) Trieste, 31 gen – AB – Il Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, che cade il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, è stato commemorato in Consiglio regionale con gli interventi del presidente Franco Iacop e del professor Andrea Zannini, ordinario di Storia moderna all’Università di Udine.

Giorno della Memoria in Consiglio regionale

Presenti in Aula l’assessore all’Istruzione della Comunità ebraica di Trieste Nathan Israel, il presidente della Comunità Greco-Orientale di Trieste Stylianos Ritsos e il Pastore della Chiesa Cristiana Evangelica di Trieste Veglio Jugovaz.

Il ricordo della Shoah come tragedia collettiva dell’Europa e l’istituzione del Giorno della Memoria – ha esordito Iacop – hanno contribuito a far crescere una diffusa coscienza pubblica, soprattutto tra i giovani, grazie alle attività e alle iniziative delle istituzioni, delle scuole e dell’informazione.

Anche la nostra Regione contribuisce da diversi anni alla costruzione di una “Scuola della Memoria” sostenendo la promozione delle visite conoscitive degli studenti nei luoghi dell’Olocausto. Viaggi che consentono di fissare nella mente dei più giovani i campi in cui era racchiusa una umanità dolente, fatta di ebrei e di altri perseguitati, che si distinguevano per la forma e il colore del pezzo di stoffa che tenevano appuntato sul petto.

Qualunque persona buona e giusta – ha aggiunto Iacop – non potrà dimenticare che la Germania nazista, anche dopo la battaglia delle Ardenne che portò alla sconfitta finale, continuò la sua guerra contro il popolo ebraico, contro i Rom, contro gli omosessuali e i dissidenti politici.

Nel 1945 si scoprì il male che c’era nel mondo, associandolo a tutte le sofferenze e alle vittime che questa ha causato, ma la barbarie di ieri si ripresenta oggi con il nuovo segno distintivo del terrorismo che da anni sparge inutilmente sangue nei Paesi martoriati del vicino Medio Oriente e dell’Africa.

Ricordare le grandi tragedie collettive – ha ammonito Iacop – ci deve servire a pensare agli innocenti di oggi e di domani e al nostro dovere di migliorare il mondo che abbiamo trovato, facendo tesoro a questo scopo delle esperienze di tutti i tempi, di quelle positive e di quelle devastanti. Soltanto se maturerà in noi questa consapevolezza, il ricordo della Shoah sarà qualcosa di più della commemorazione di un crimine fra i più efferati mai commessi dall’uomo.

Ricordando i morti diamo un insegnamento di essenziale importanza ai vivi, un insegnamento sulla vita e la morte, la crudeltà e la compassione, perché l’obiettivo di noi tutti è di impedire che le pagine più tragiche del secolo passato possano diventare il futuro dei nostri figli.

Quando abbiamo giurato in quest’Aula – ha ricordato Iacop – l’abbiamo fatto sapendo che il nostro dovere ci portava a riflessioni inequivocabili contro l’antisemitismo e contro ogni violazione del principio di pari dignità e uguaglianza davanti alla legge. Lo afferma l’articolo 2 della Costituzione italiana, ma lo ribadisce anche il secondo articolo del Trattato sull’Unione europea che fonda i suoi valori sul rispetto della dignità umana e quello del rispetto dei diritti umani. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dalla non discriminazione delle minoranze, dalla giustizia, dalla solidarietà.

L’Europa è soprattutto questo. Le ragioni del nostro stare insieme sono lì in quel fondamento di pace e civiltà. Dobbiamo consegnare agli studenti questi valori condivisi che si fondano sul ricordo e sulla conoscenza. E’ l’esortazione a non restare insensibili ai problemi altrui. E’ l’appello a non essere indifferenti alle discriminazioni. E’ l’insegnamento a coltivare una solidarietà autentica, che non derivi solo dalla comunanza di interessi, ma ci porti ad ascoltare la richiesta di aiuto che giunge anche da chi è lontano, o semplicemente appare diverso da noi. Sottolineare queste conquiste è il modo più giusto di rendere omaggio alla memoria delle vittime della Shoah, al sacrificio, alla resistenza, alla rinascita del popolo ebraico.

La celebrazione del Giorno della Memoria non è l’osservanza di un rito vacuo o formale, ma comporta un impegno concreto affinché il silenzio non possa cancellare, né ora né mai, la consapevolezza di ciò che è accaduto.

Tuttavia negli ultimi anni in Europa si sono erette ai confini nuove barriere con fili spinati che lacerano i rapporti tra gli Stati e tentano di fermare bambini, donne, uomini che cercano dopo anni di guerra un po’ di pace.

I reticolati e i muri come demarcazione dei confini vengono evocati e costruiti anche tra Stati Uniti e Messico, tra Israele e Palestina, tra le Comunità cattoliche e protestanti di Belfast, cui si aggiungono quelli in costruzione tra India e Bangladesh.

Come è possibile che la dolorosa pagina di storia del secolo scorso non sia servita da lezione? Come è possibile che – sotto forme diverse – dal razzismo, al nazionalismo esasperato, al fanatismo religioso, si propaghi ancora oggi il germe dell’intolleranza, della discriminazione, della violenza? Sono interrogativi che non possiamo tacere.

Ricordando i morti di settant’anni fa e le intolleranze di oggi – ha concluso Iacop – cerchiamo un insegnamento per i vivi, un insegnamento sulla vita e sulla morte, la crudeltà e la compassione, perché il tragico passato sia una lezione riconoscibile in qualunque forma rischi di ripresentarsi nelle nostre società.

Foto Montenero

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