(ACON) Trieste, 21 apr – MPB – Arriva dal paese di Röszke – il primo centro dell’Ue che, sul confine serbo-ungherese, incontra chi lungo la rotta balcanica scappa dalla guerra in Siria ma anche da Afghanistan, Pakistan e Medio Oriente – l’appello della Commissione Civex che all’interno del Comitato europeo delle Regioni (CdR), si occupa di cittadinanza, governance, istituzioni e affari esteri.
La Commissione, di cui fa parte il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, membro del CdR, ha infatti ultimato una visita di studio riguardante la cooperazione internazionale per il controllo dei confini esterni a Schengen, con un sopralluogo all’area in cui è stata costruita la barriera tra Serbia e Ungheria e in cui sorgono i centri di accoglienza.
Le recinzioni di filo spinato intorno alle strutture, i controlli e le misure di carattere restrittivo – sottolinea Iacop – non possono che destare preoccupazione per le modalità di gestione dei flussi migratori. Affrontare il problema come una questione di sicurezza di frontiere esterne l’Europa porta a una gestione delle situazioni di impronta nazionale e il rischio concreto è che si sviluppino azioni populistiche, che rinascano barriere interne all’Ue, che i singoli Paesi scelgano soluzioni di chiusura.
Tutto ciò rappresenterebbe un pericoloso ritorno al passato – ribadisce Iacop che durante la missione conoscitiva ha incontrato i sindaci dei centri sul confine serbo-ungherese, gli esponenti delle ONG operanti sul territorio, i rappresentanti delle strutture di controllo al confine e i funzionari della missione Frontex.
Limitazione e regolarizzazione dei flussi devono invece essere il frutto di un’azione comune dell’Unione europea che – insiste il presidente del Consiglio – non può rinunciare all’esistenza del proprio spazio libero interno e al principio fondante della libera circolazione delle persone, mostrandosi al contempo capace di esprimere concreta solidarietà sia entro i propri confini che all’esterno.
E’ perciò necessario rafforzare e rendere attivo il processo di integrazione europea prima che ogni Stato interpreti a proprio modo l’approccio alla gestione dei flussi migratori – conclude Iacop, condividendo la posizione, ribadita dal presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, che se i Paesi come l’Ungheria decidono di attuare le proprie politiche di confine al di fuori degli accordi o senza condividere le strategie con l’Ue, allora debbano essere esclusi dai fondi di coesione europei.