Il Piccolo – 13 maggio 2017. Di Matteo Femia
La candidatura Unesco porta il Collio a Bruxelles
Iacop: «Opportunità sociale ed economica per questo territorio transfrontaliero». Presentata in Belgio anche la mostra: «1915-1917: soldati tra vigneti e ciliegi»
Cormons. L’obiettivo è far riconoscere a livello internazionale “l’eccezionale valore universale del sito”. Per questo la candidatura del Collio-Brda ad entrare nella Tentative List del Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco ha fatto tappa nei giorni scorsi nella città europea più importante in ambito istituzionale. La presentazione ufficiale del progetto si è tenuta nella sede della Regione Fvg di Bruxelles alla presenza del presidente del Consiglio regionale Franco Iacop: l’occasione è stata l’inaugurazione della mostra “Collio Brda 1915-1917: soldati tra vigneti e ciliegi” curata da Giovanni Battista Panzera e dalla Società Cormonese Austria con il Goriski Muzej.
Foltissima la delegazione italiana che ha sostenuto la candidatura nella capitale belga. Oltre allo stesso Iacop, erano presenti il sindaco di Cormons Luciano Patat e l’assessore cormonese al turismo Elena Gasparin, colui che ha ideato per primo questo progetto, ossia il sindaco di Dolegna del Collio Diego Bernardis, Elisa Trani, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, il professor Franco Bocchieri, vice presidente Icomos Italia, Stefano Cosma, rappresentante del Consorzio Collio, e Tina Novak, dirigente dell’Istituto Cultura e turismo del Comune di Brda.
«È un’occasione per ripensare alla storia – ha sottolineato Iacop – di questo territorio rimasto unitario per mille anni nonostante le molte vicende storiche, come conferma la sua denominazione quadrilingue dal medioevo al 1918, quando era governato dall’Impero Austriaco». Iacop ha aggiunto: «La geografia politica ha per quasi mezzo secolo separato i profili di una geografia fisica di straordinaria bellezza, forgiata da economie, tradizioni e architetture comuni, come confermano le rimanenti testimonianze di borghi fortificati, chiese isolate e castelli, e intessuta di relazioni sociali e culturali che dal 2007, con l’abolizione definitiva della frontiera e l’ingresso della Slovenia nell’Ue, hanno ripreso a scorrere sulle medesime strade di un tempo, senza più limitazioni, restituendo l’armonico insieme di questi luoghi. Entrare nella lista Unesco significa riconoscere la storia e l’identità di ciascun popolo e promuovere la tutela del patrimonio naturale e culturale del luogo aprendo le porte a una grande opportunità sociale ed economica per questo territorio transfrontaliero».
Una curiosità: nel corso dell’incontro di Bruxelles è stato ricordato come il territorio oggetto del tentativo di candidatura sia unico in Europa anche perché non esiste altrove un’area geografica denominata dai suoi abitanti da parecchi secoli, nello stesso tempo, in lingua italiana, slava, tedesca e ladina: “Coglio” in italiano, “Brda” in sloveno, “In den Ecken” in tedesco e “Cuei” in friulano.