«Taglio del 90% per i fondi ai gruppi»

ilpiccolo.gelocal.it – 1 giugno 2013

«Taglio del 90% per i fondi ai gruppi»

Serracchiani: «Le risorse passeranno da 2,7 milioni a 300mila euro». L’ira del centrodestra: «Così chiudiamo baracca»

Trieste. Mannaia sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale. Dai 2,7 milioni di euro assegnati nella scorsa legislatura si arriverà a 300 mila euro. Nove volte meno. Questa sarà la cifra di cui gli eletti potranno disporre per l’attività politica: collaborazioni, consulenze, addetti stampa esterni e convegni.

L’annuncio è stato dato dalla presidente Debora Serracchiani durante il dibattito-intervista organizzato giovedì dal quotidiano Il Piccolo. Una notizia accolta con perplessità dall’opposizione. Anche perché lo scorso ottobre quei 2,7 milioni avevano già subito un dimezzamento in seguito agli scandali in Lazio e Lombardia. Il milione e 350 mila euro su cui il Palazzo poteva quindi contare è stato poi congelato con un emendamento inserito nella “omnibus” all’indomani dell’inchiesta della magistratura di Trieste sulle spese di rappresentanza. Quelle risorse, sospese per legge fino all’insediamento del nuovo Consiglio, sono state appena sbloccate per consentire l’operatività dei partiti. «È stata assegnata un’unica mensilità – precisa il presidente Franco Iacop – con la raccomandazione di tenere conto delle linee guida decise dallo Stato. Quindi i soldi ora ci sono ma si possono fare ben poche cose».

Tutto ruota attorno alle direttive del governo. Pure l’imminente taglio ai fondi reso noto da Serracchiani. «Iacop sta preparando la legge con i consiglieri – dice la governatrice – dovrebbero essere 300 mila euro. Si riduce ancora, con il recepimento del decreto Monti che stabilisce che ad ogni consigliere per l’attività politica spettino 5mila euro l’anno». Il presidente dell’aula conferma. «Abbiamo già applicato il dimezzamento, adesso abbiamo avviato la nuova operazione informando sia l’Ufficio di presidenza sia la Conferenza dei capigruppo. Con loro si lavora per rendere effettive le misure Monti».

Un provvedimento che, riferendosi ai parametri della regione considerata più virtuosa, fissa il contributo per i singoli gruppi a 5mila euro annui a consigliere. «A questo – puntualizza il numero uno dell’aula – viene riconosciuta una sorta di correttivo in virtù degli abitanti della regione. Per noi equivale a 0,015 euro per cittadino. L’ammontare complessivo sarà quindi circa 300mila euro. Una riduzione consistente, entro brevissimo la legge», garantisce.

A Palazzo non si esulta. «Prendo atto – afferma il capogruppo del Pdl Alessandro Colautti – ma valuterò quando vedrò un testo e ne discuterò con il mio gruppo: il decreto Monti è il nostro faro o possiamo farne a meno? Non so, vediamo. Sono però convinto che si debba chiudere la partita su indennità, benefit e soldi ai gruppi con una proposta della maggioranza. Tra l’altro – ricorda Colautti – quei soldi li aveva messi Illy. E sono d’accordo su quanto sostiene Paviotti (consigliere dei Cittadini, ndr) quando dice che la politica ha i suoi costi». No categorico da Bruno Marini (Pdl). «So di essere impopolare, ma mi pare francamente esagerato, così chiudiamo baracca. La riduzione operata da Tondo andava bene, magari si poteva scendere a 700mila euro, ma addirittura 300 è sbagliato. Fare così significa privare i gruppi della possibilità di espletare qualsiasi attività di divulgazione politica e di supporto all’attività consiliare: niente più convegni, collaboratori, consulenze e uffici stampa. Si uccidono i gruppi consiliari». Fredda la reazione di M5S. La capogruppo Elena Bianchi si rivolge a Serracchiani: «Brava, peccato che sono i termini del decreto Monti. Lo fa perché siamo obbligati a farlo». Ma il Pd difende la linea. «È un impegno che la presidente si era presa con i cittadini – osserva il capogruppo Crisiano Shaurli – oltre che una direttiva dello Stato. Come tutti in questo momento dobbiamo fare economie di spesa. I problemi dei cittadini vengono prima di questo». Più cauto Mauro Travanut: «Le proposte non bastano, vedremo come reagisce il Consiglio. Sono i capigruppo che devono capire se quei soldi bastano o no».

Gianpaolo Sarti

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