ilpiccolo.gelocal.it – 25 luglio 2013
Primo sì alla legge anticasta. Tagli estesi ai manager
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La commissione approva la riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali e mette a dieta anche i presidenti delle partecipate e i dirigenti di Palazzo
Trieste. «Ma perché solo noi dobbiamo tagliarci lo stipendio e i benefit? Noi che restiamo in carica cinque anni senza poi alcuna certezza per il futuro, ci mettiamo la faccia e dobbiamo pagarci la campagna elettorale. Perché noi sì e loro nulla?». Lo sfogo di un consigliere regionale arriva nel giorno in cui in Commissione passa la tanto dibattuta “legge-tagliola” su fondi ai gruppi, indennità, rimborsi e vitalizi degli eletti, e inaugura la nuova stagione della lotta alla Casta. Non quella dei politici, che si vedono appunto ridurre gli stipendi da 10.291 euro a 6.300 euro lordi, ma l’altra: quella dei burocrati. Amministratori delle partecipate e dirigenti, compresi i vertici delle Ass.
Casta contro Casta. La dichiarazione di guerra si è già tradotta in un atto normativo a firma Pd che segna la prima tappa di un percorso che, di qui alla fine dell’anno, porterà a una rivisitazione delle buste paga e delle responsabilità dei manager pubblici. L’operazione non era affatto prevista nel testo bipartisan passato ieri in Commissione e pronto per la seduta dell’aula di fine mese: finora si era parlato degli eletti in carica, che si sono accorciati lo stipendio e tolti le pensioni. E del personale in segreteria che, in virtù del decreto Monti, dovrà rientrare in costi più contenuti: adesso si sfora rispetto al budget di 2,5 milioni e quindi, per evitare licenziamenti, qualcuno si dovrà adeguare al part-time forzato, all’abbassamento del livello contrattuale (da “d” a “c”) e dovrà dire addio agli straordinari e alle trasferte.
È stato il capogruppo dei democratici, Cristiano Shaurli, a giocare il jolly sui burocrati. Con un emendamento, firmato anche da Giulio Lauri di Sel, che apriva due fronti. Uno, approvato dalla Commissione, ha come bersaglio le paghe dei cda e dei presidenti delle partecipate come, ad esempio, Promotur, Friulia, Aeroporto Fvg e Fvg Strade. La norma, testualmente, dice questo: «Il compenso degli amministratori delle società non quotate direttamente o indirettamente controllate dalla Regione è calcolato in modo tale che non superi il trattamento economico del presidente della Regione». I conti sono presto fatti: con la nuova legge la governatrice Serracchiani guadagnerà circa 12 mila e 500 euro lordi al mese (150 mila all’anno): gli amministratori di queste società, di nomina regionale, devono stare sotto. L’altro emendamento, che punta dritto sui funzionari, per ora è stato accantonato con l’intenzione di trasformarlo in un ordine del giorno per l’aula. Rientrerà, in un secondo momento, in un disegno organico di riforma del settore: «Il trattamento economico annuo onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle finanze regionali emolumenti o retribuzioni nell’ambito di lavoro dipendente o autonomo – sta scritto nella norma – è calcolato in modo tale che non superi il trattamento economico del presidente della giunta». Stesso discorso, quindi. Gli esempi, tra i super direttori della Regione, non mancano: ci sarebbe, per dire, il “paperone” del Palazzo Guglielmo Berlasso, capo della Protezione civile in Fvg che, in virtù del suo ruolo, porta a casa 145 mila euro di stipendio tabellare, a cui si aggiungono altri 8 mila euro di “retribuzione di risultato” e ulteriori 68 mila euro. In tutto fanno 221 mila lordi annui.
L’iniziativa incassa il via libera del presidente Franco Iacop (Pd). «Voltiamo pagina – commenta – e non solo con gli eletti, per i quali non ci saranno più fonti di benefit che nascondono altri compensi: con questo emendamento – chiarisce il numero uno del Consiglio – pure i dipendenti pubblici, in relazione alla qualità e al livello di responsabilità del servizio, si faranno carico della crisi e delle difficoltà. Non si tratta di parlare di “Caste” – precisa – ma di assunzione di responsabilità». D’accordo il Pdl che però ha chiesto approfondimenti. «Sono favorevole – rileva il capogruppo Alessandro Colautti – mi pare una cosa logica che i funzionari nominati dal presidente della Regione prendano meno. Credo tuttavia che su questo dobbiamo allargare il ragionamento, considerando che, per raggiungere determinati risultati con le nostre società, sul mercato ci sono manager che potrebbero costare di più».
Gianpaolo Sarti