«Stop alle spese pazze, e i risparmi ci sono»

messaggeroveneto.gelocal.it – 29 settembre 2013. Di Paolo Mosanghini

«Stop alle spese pazze, e i risparmi ci sono»

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I costi della politica, parla il presidente del Consiglio: la magistratura ha sgombrato il campo da ombre. «È strumentale affermare che non sono stati fatti tagli ai costi della politica»

UDINE. Gli scontrini di Franco Iacop finiscono in archivio. Il pm Federico Frezza ha dichiarato «ammissibili» le spese del presidente del Consiglio regionale. Ed è così che esce dalla scena delle indagini il democratico che siede sul più alto scranno dell’assemblea regionale. Dopo settimane di febbre alta, la tensione cala. E mentre si prepara per un viaggio all’estero, Iacop risponde al telefono, commenta la vicenda e rivolge l’attenzione alle prossime mosse del Consiglio regionale.

Presidente si chiude per lei un caso che l’aveva messa in difficoltà gettando ombre anche sull’istituzione. Il lavoro adesso può continuare più serenamente?

«Il lavoro è proceduto sempre responsabilmente e serenamente nelle istituzioni. È chiaro che la presenza di avvisi di garanzia e di inviti a comparire per spiegare alcune posizioni ha comportato di fatto la necessità di dedicare attenzione ad altri argomenti esterni alle istituzioni. Su questo tema si è poi prodotto un eccesso di semplificazione nel giudizio, assimilando quella che è una fase di garanzia, e quindi di completamento dell’indagine, a una sorta di giudizio di condanna che tale poi non è. E ciò si dimostra con quei casi archiviati e con il riconoscimento della correttezza dei comportamenti da parte del pubblico ministero Frezza. Questi atti finali di fronte all’opinione pubblica ritengo sgombrino il campo da quelle che potevano essere perplessità sulla credibilità complessiva delle istituzioni».

Si scioglie la tensione anche nel Pd, dopo la lettera che la presidente Serracchiani aveva fatto firmare ai candidati per ottenere le dimissioni nel caso avessero ricevuto avvisi di garanzia?

«Si conferma la linea dei vertici del Pd regionale, del suo segretario e del capogruppo che da subito hanno distinto la fase di avvio dell’inchiesta, la fase della garanzia, da una possibile ipotetica seconda fase, e cioè la chiusura dell’indagine con la richiesta di rinvio a giudizio. Il partito è stato chiaro dall’inizio».

Il documento che i candidati consiglieri democratici hanno firmato è stato una forzatura?

«Si è parlato di esclusione dalle liste in fase di campagna elettorale per chi fosse incorso, in quel periodo, in avvisi di garanzia. E credo quindi che la sensibilità della presidente e del partito fosse alta particolarmente nella formazione delle liste. Il problema si era posto con molta chiarezza per dovere di trasparenza assoluta».

Qual è, a questo punto, la linea del partito qualora dovesse esserci qualche rinvio a giudizio tra i consiglieri del Pd?

«C’è l’impegno da parte di tutti, ed era stato evidenziato, ad affrontare con i vertici del partito regionale e con il gruppo la situazione e a commisurare la gravità delle imputazioni alla gravità degli atti conseguenti. Io stesso avevo dato la disponibilità al partito in merito alla carica di presidente del Consiglio».

È stata, secondo lei, la mancanza di un regolamento chiaro a creare questa situazione oppure, più genericamente, un modo di agire che aveva ormai “preso la mano”?

«Sino alla approvazione del decreto Monti prima e alla conseguente approvazione da parte del Consiglio regionale della legge 10, che ha trasformato il sistema dei compensi, la normativa e i regolamenti in vigore riassumevano in termini abbastanza generici le attività rimborsabili da parte dei gruppi. Tant’è che l’indagine e le spiegazioni fornite in questi giorni hanno avuto sostanzialmente come argomento la verifica del fatto compiuto nel rispetto dell’interesse politico del gruppo o dell’attività del consigliere o del gruppo di riferimento, proprio perché non esisteva un’elencazione specifica di azioni. E qui scatta quel confine riferibile alla presenza o meno di veri e propri reati. Il magistrato prima e il giudice dopo lavorano a riconoscere o no quali siano state le attività istituzionali. A tutto si assomma una disponibilità economica che era significativa».

Invece dei rimborsi forfait che avete approvato non si poteva tener conto delle spese effettive?

«Voglio sottolineare e spiegare che il termine “rimborso forfait” comprende una voce ben più ampia che assomma a sé non solo una parte teoricamente riconducibile a una attività personale del consigliere, che può essere una cena o una riunione organizzativa, ma l’intero insieme di quei compensi che sostengono l’attività di presenza. Quindi attività sul territorio di documentazione e formazione di trasferimenti per impegni istituzionali e anche di ogni altra voce accessoria che prima era costituita nel compenso come voce autonoma. La quota delle possibili ricevute rimarrebbe comunque un fatto marginale, significherebbe una burocrazia rilevante e riporterebbe in un clima di valutazione soggettiva e nella possibile incertezza il tema di una quota di retribuzione che il decreto Monti prevede sia espressamente riservata al sostegno complessivo ed esaustivo dell’attività politica di ogni singolo consigliere».

Come intende vigilare sui costi e sulle spese dei gruppi durante il suo mandato?

«In questo caso la legge 10 del 31 luglio prevede che le spese dei gruppi siano rendicontate sulla base di criteri e modelli definiti in maniera univoca a livello nazionale e assoggettate alla verifica della Sezione di controllo della Corte dei conti. L’Ufficio di presidenza del Consiglio ha la responsabilità di verificare la congruità delle spese sulla base delle segnalazioni della Corte dei conti».

Non sono pure mancate le polemiche. C’è chi insiste: non c’è stato alcun risparmio dai tagli agli stipendi.

«È una campagna di una certa politica che continua a fare disinformazione e a strumentalizzare. Ma non siamo in campagna elettorale. E le cose vanno dette chiaramente».

Le dica…

«Il Movimento 5 Stelle ha pubblicato ultimamente le buste paga. Bisogna evidenziare che nel mese di settembre è inserito un rimborso unico per trattenute non dovute dei primi tre mesi di mandato pari a 1.800 euro. Questo dato da solo indica come l’importo finale netto della retribuzione di settembre sia notevolmente più alto di quello che sarà a regime».

Poi?

«La legge 10 ha eliminato altre voci che concorrevano a comporre i compensi ai consiglieri. Per esempio il fondo specifico di 4.000 euro a mandato per spese legate all’attività di formazione e documentazione del consigliere, il rimborso delle spese per l’uso del Telepass sulla rete autostradale regionale (100 euro al mese), il contributo da bilancio regionale sull’indennità di fine mandato, circa 350 euro mensili e ultimo, ma direi il più importante dal punto di vista del valore monetario, l’abrogazione di ogni forma di vitalizio».

Come mai i tagli ci sono ma non si vedono? I costi sono stati ridotti o no?

«Certo. La busta paga del consigliere è assolutamente chiara, trasparente, leggibile e comporta l’unico compenso spettante per tutte le attività istituzionali, politiche e pubbliche che il consigliere è chiamato a svolgere. Inoltre, il Consiglio regionale ha fissato un tetto ai compensi virtuoso rispetto ai limiti previsti dal decreto Monti e validi per tutte le Regioni, riducendosi di una quota del 10/15% i compensi rispetto a tale limite. Con questa manovra, la comparazione reale dei compensi porta al sostanziale dimezzamento dei compensi previsti dall’XI legislatura in poi».

Passiamo all’agenda. Quali saranno le riforme più importanti che porterà avanti il Consiglio regionale nei prossimi mesi?

«Saranno quelle che stanno già pervenendo al consiglio o sono comunque adottate dalla giunta regionale o in fase di adozione. Stiamo parlando della riforma del sistema delle autonomie locali con un primo atto appena deliberato dalla giunta che interviene nei termini elettorali e di primo indirizzo per compiersi entro il 2014 con la riforma dell’intero sistema Regione-Autonomie locali».

Altro?

«Poi abbiamo il tema dell’ambiente e della pianificazione e cioè la gestione del sistema territoriale regionale, riprendendo riforme abbozzate e mai completate negli ultimi 5 anni e consegnando quindi alla Regione una programmazione territoriale urbanistica, paesaggistica e infrastrutturale moderna, aggiornata alla realtà attuale».

E sulla sanità?

«Un primo provvedimento è stato adottato dalla giunta regionale che indica come incanalare la riforma attenta a analisi e bisogni e quindi all’erogazione dei servizi e successivamente alla configurazione territoriale del sistema, convinti che in questo campo si possa associare la necessità di mantenere il livello qualitativo della sanità regionale al massimo con una risposta più efficiente e distribuita sul territorio in una logica di controllo della spesa, che è l’elemento più rilevante del bilancio regionale».

Cosa cambierà nelle Spa regionali?

«È necessaria la riforma delle Partecipate e delle Finanziarie per dare sostegno alle imprese e all’economia regionale. E si inserisce anche la volontà di definire criteri di ringiovanimento generale per nomine e responsabilità nei settori principali».

Ha ancora un significato difendere la Specialità del Friuli Venezia Giulia?

«Credo che la Specialità e l’Autonomia regionali non abbiano bisogno di difesa ma abbiano piuttosto necessità di gioco all’attacco. Nel senso che non possono essere messe in discussione ma devono essere giocate nella chiave del mutato ruolo strategico della Regione in chiave di relazione e di rapporti e di opportunità internazionali, nella capacità di aggiornare l’azione a favore dell’economia e dei territori con l’assunzione anche di nuove competenze».

Le basi sulle quali poggiava la Specialità sono ancora attuali?

«Sì sono attuali perché la Regione è al confine: prima era un muro ora un ponte quindi ruolo di relazione valorizzazione, territori, peculiarità, storia e identità».

Il Friuli Venezia Giulia quale collaborazione potrà portare avanti con il Veneto?

«Ci sono delle collaborazioni già codificate, per esempio l’Euroregione, la cooperazione con i vicini territori, le politiche macroregionali, la collaborazione nella gestione della politiche finanziarie (Friulia-Sgr) con la messa insieme di strumenti economici e la rivisitazione e il rafforzamento di altri già esistenti (Finest e Informest). In più c’è il tema delle infrastrutture, un legame che ci vede coesistere su un asse fondamentale del Centro e Est Europa».

La Regione ha perso secondo lei anche peso politico negli ultimi anni nei confronti di Roma?

«Credo che sia stato un errore di fondo in questi ultimi anni: quello di aver interpretato la presenza di un governo amico o comunque di una rappresentanza politica in filiera come una garanzia per le nostre istanze, mentre si è rilevata una sorta di rinuncia al protagonismo regionale. È fondamentale invece riaffermare la presenza regionale sui tavoli nazionali con autorevolezza e continuità al fine di vedere tutelati quelle che sono spesso delle specificità rispetto alla generalità nazionale di alcune scelte».

Come sta lavorando la giunta Serracchiani?

«La giunta ha dovuto intraprendere una prima fase di acquisizione e valutazione della situazione lasciata dalla giunta precedente, cercando di comprendere quali parti fossero condizionate e risultanti da azioni extra-sistema regionale (crisi nazionale e internazionale) da quelli che erano e sono deficit propri della politica della giunta precedente e del sistema complessivo regionale: su questo va avviata un’azione propria di intervento di correzione o di cambio di strategie e di azioni. Ora ha completato la riorganizzazione della macchina regionale e adesso comincia a produrre le prime indicazioni strategiche e gli interventi di correzione del sistema regionale. Credo stia operando nel modo corretto».

Invece il lavoro fatto dal centrodestra e da Tondo era tutto da cambiare (a cominciare dalla sanità)?

«Credo che non ci sia nemmeno la volontà di stravolgere tutto. Ritengo che la giunta Tondo abbia prodotto una serie di interventi puntuali fra loro non armonici o per lo meno non ispirati a una coerenza progettuale unica, cosicchè è difficile parlare a mio avviso, e per esperienza di 5 anni di opposizione, di un quadro di riforme prodotto dalla giunta Tondo. Vanno valutate singolarmente le tante azioni e gli effetti che esse hanno prodotto».

Si sta preparando per un viaggio? Missione istituzionale?

«Andrò a Chelyabinsk, una città della Russia, con il presidente degli industriali di Udine Matteo Tonon e l’imprenditrice Chiara Valduga per l’inaugurazione di uno stabilimento tutto friulano, realizzato anche con la collaborazione di Finest. Un esempio del Friuli Venezia Giulia che funziona».

Martedì si riunirà il consiglio…

«Sarà un viaggio lampo. Martedì sarò in aula».

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