(ACON) Trieste, 30 set – RCM – In centinaia davanti alla sede del Consiglio regionale, a Trieste, per chiedere che gli ospedali di Gemona, Cividale e Maniago non vengano declassati a meri presidi in seguito alla riforma del Sistema sanitario regionale prevista nel disegno di legge a firma Maria Sandra Telesca. Il presidente dell’assemblea legislativa, Franco Iacop, ha accolto la richiesta di ascoltare, con i presidenti dei Gruppi consiliari, le istanze dei comitati Cicogna, San Michele, Facebook, l’associazione commercianti Conserva di Gemona e il movimento per la salute di Cividale. Con loro, molti ma non tutti i sindaci dell’area interessata.
Riteniamo fondamentale l’erogazione del servizio sanitario sul territorio in termini di adeguatezza e di sicurezza – ha detto loro il presidente Iacop. E vogliamo garantire la qualità di tale servizio sull’intera dimensione regionale.
E così prima che l’Aula si apprestasse a entrare nel merito del provvedimento, in sala Tessitori hanno parlato i rappresentanti dei comitati, a cominciare dal loro coordinatore, Claudio Polano, che ha puntato il dito soprattutto sulla capacità di intervento nei casi di emergenza e sulla qualità dei servizi sanitari che anche gli ospedali della montagna devono poter offrire, al pari degli altri sparsi sul territorio. Invece – è la sua accusa – ci sarà un’area di 3.000 kmq i cui gli abitanti si riverseranno nell’unico ospedale di Tolmezzo, che tra l’altro non ha collegamenti veloci con le Valli del Natisone, la Val Canale-Canal del Ferro e neppure con la montagna pordenonese da cui arriveranno altri pazienti. Questa dell’assessore Telesca e della presidente Serracchiani è una legge politica, che non tiene conto delle esigenze della montagna in favore delle aree forti. Eppure – ha concluso Polano – la ministra Lorenzin prevede deroghe proprio per gli ospedali di montagna. Mettetevi una mano sul cuore, quando voterete.
A seguire, gli interventi dei vari rappresentanti dei comitati non sono stati di tenore diverso: hanno chiesto cosa accadrà a chi avrà un’urgenza dopo le 20.00, orario di chiusura del pronto soccorso di Gemona, aggiungendo che il pronto soccorso di Udine è già spesso al collasso, non ce la farà ad assorbire anche i casi dei territori circostanti; i tre mesi da qui all’avvio della riforma sono troppo pochi, ci vuole più gradualità; non è vero che si sta potenziando la medicina di base; le ambulanze dell’ospedale di Gemona fanno interventi necessari per salvare la vita alle persone della montagna, arrivando per tempo quando hanno avuto un’emergenza, e coprono ogni giorno chilometri e chilometri di asfalto, molti più di quanti sono previsti dai protocolli; in montagna più che altrove, la distanza da un ospedale si traduce in sopravvivere o morire.
Subito dopo, il sindaco di Gemona, Paolo Urbani, ha affermato che la riforma non è equa. Ma soprattutto – ha detto – è sconcertante e umiliante essere qui a implorarvi per qualcosa che ci spetta di diritto. Il collega di Cividale, Sandro Balloch, ha accusato la tempistica della riforma e ha chiesto sia fatta in 2-3 anni, aggiungendo che il Patto Lorenzin permette di intervenire senza declassare le strutture ospedaliere. Infine, il primo cittadino di Stregna, Mauro Veneto, ha fatto presente che se sino a oggi certe scelte non sono state decise non è stato per mancanza di coraggio, ma per buon senso. Mi auguro – ha chiosato – che anche voi sappiate fare scelte di buon senso.