Il Piccolo – 6 febbraio 2015. Di Marco Ballico
Il taglio ai vitalizi di Palazzo diventa legge
.
Il Movimento 5 Stelle ha cercato fino all’ultimo di incenerire il privilegio, ma oltre a qualche ritocco non è riuscito ad andare. L’aula, con Paride Cargnelutti relatore di maggioranza, dà comunque il via libera alla legge taglia-vitalizi, un’operazione che priverà i 213 ex (l’Associazione che li rappresenta si è detta peraltro pronta al ricorso al Tar) di una quota della pensione pubblica fino al 30 giugno 2018. I favorevoli sono 33, tutti i presenti, tranne i quattro consiglieri M5S che si astengono. [...]
Il resto è quanto partorito dal gruppo di lavoro che ha pesato le percentuali di taglio e deciso infine di non toccare gli importi sotto i 1.500 euro, penalizzando in via crescente quelli superiori: 6% fino a 2.000 euro, 9% da 2.000 a 4.000, 12% da 4.000 a 6.000, 15% oltre i 6.000 euro. Inoltre in presenza di cumuli, quando cioè al godimento di un vitalizio regionale si affianca quello erogato dal Parlamento europeo o nazionale o da altro Consiglio regionale, le percentuali aumenteranno, a parità di scaglioni, al 9%, 13,5%, 18% e 22,5%.
Nei 13 articoli si prevede poi che il vitalizio spetti ai consiglieri e agli assessori regionali cessati dai mandati e dalla carica che abbiano compiuto 65 anni e abbiano versato i contributi per almeno 5 anni. L’erogazione potrà essere anticipata a 60 anni, ma in questo caso con una riduzione del 2,5% per ogni anno del quinquennio. Tra le novità anche l’opzione, tra pensione pubblica e altro emolumento, nel caso in cui il beneficiario diventi presidente, vice o amministratore delegato di enti o società partecipate e, sul fronte della reversibilità, la restrizione ai soli coniugi e ai figli sino a 18 anni di età (in precedenza il beneficio andava anche a conviventi e under 26 nel caso di iscrizione all’università).
Nella legge entra però anche un emendamento della giunta che riguarda gli addetti di segreteria dei gruppi assunti a tempo pieno con contratto a tempo determinato: d’ora in poi non potranno più svolgere un altro lavoro. Si tratta di persone pagate con soldi pubblici, ha condiviso il Consiglio, e quindi devono valere anche per loro le regole di tutti i dipendenti della Regione. «Il momento difficile impone un contributo da parte di tutti, concreto e immediato, e oggi la politica ha dimostrato di voler fare la sua parte», commenta la segretaria del Pd Antonella Grim.