(ACON) Trieste, 4 mar – MPB – “Francesco Caldart, forestale e fotografo nella Venezia Giulia degli anni ’30″ è il protagonista della mostra inaugurata in Consiglio regionale dal presidente Franco Iacop, presenti – insieme a molti esponenti del Corpo forestale regionale e del Corpo forestale dello Stato – le figlie Teodora e Faustina che al Corpo forestale della Regione Friuli Venezia Giulia hanno donato le oltre 400 foto che compongono l’archivio del padre perchè siano conservate al Centro didattico naturalistico di Basovizza.
Un ricco repertorio di immagini in bianco e nero da lui scattate durante sopralluoghi istituzionali ed escursioni private e poi sviluppate personalmente nella sua camera oscura. Immagini di boschi, pascoli, zone rurali delle province di Trieste e di Gorizia, dell’allora vasta Venezia Giulia in cui la Forestale era impegnata con svariati interventi. Scatti che esprimono la profonda consapevolezza di Caldart riguardo il paesaggio quale frutto dell’insieme delle sue varie componenti, rivelando dell’autore una concezione ecologica all’avanguardia, ora raccolti in un catalogo.
Un dono prezioso ha sottolineato Iacop, che offre uno spaccato molto interessante di un territorio di cui, con il superamento delle frontiere, recuperare la dimensione dentro un quadro europeo anche di biodiversità, che trasmette un importante messaggio per la salvaguardia e l’attenzione al territorio proprio mentre ci si appresta a varare la nuova legge sul suolo.
Il saluto del vicepresidente della Giunta Sergio Bolzonello, che all’iniziativa ha dato il sostegno della Regione anche nella realizzazione del catalogo della mostra, è giunto attraverso le parole del direttore del comparto agricolo Francesco Miniussi, che ha sottolineato il valore fondamentale dell’aspetto didattico per valorizzare un territorio segnato da lacerazioni ma ricco sul piano naturale, culturale e delle risorse umane.
Francesco Caldart, bellunese (1892-1970), entrato nel 1930 a far parte delle Milizia nazionale forestale con il titolo di centurione forestale, fu comandante della Forestale nella provincia di Trieste dal 1933 al 1938 e viene ricordato come uno dei più preparati e competenti forestali italiani del tempo. Nelle nostre terre era già stato da ufficiale inviato sul fronte del Carso durante la I Guerra mondiale. Dopo aver comandato la Coorte di Trieste fino al ’38 ed essere rimasto in servizio fino al 1941 tentando di risolvere numerose tematiche agro-forestali e politico sociali della nuova provincia giuliana, si trasferì a Gorizia, e nel 1947 ritornò a Belluno in qualità di consulente del Corpo forestale dello Stato.
Negli spazi espositivi del Palazzo di piazza Oberdan 6 a Trieste il pubblico, fino al 27 marzo, potrà ammirare una cinquantina delle oltre 400 fotografie dell’archivio.
Queste foto – è stato detto negli interventi che si sono susseguiti da parte di Massimo Stroppa, direttore del servizio Corpo forestale regionale, di Moreno Zago, docente di sociologia del turismo dell’ateneo triestino, e del curatore della mostra Diego Masiello, ispettore forestale presso il Centro didattico naturalistico di Basovizza – colmano un notevole vuoto informativo e culturale della storia forestale della Venezia Giulia poiché gran parte della documentazione di quegli anni è andata purtroppo dispersa nei momenti bui del secondo conflitto mondiale.
Queste sono “vecchie immagini” ritornate a casa proprio perché saranno conservate a disposizione di ricercatori e appassionati, in quell’ex vivaio forestale di Basovizza che proprio Caldart aveva ristrutturato e ottimizzato per farne aumentare la produzione di piantine. Oggi, sottolinea Stroppa, ai boschi e alle colture agrarie sono richiesti prodotti e funzioni molto diversi, ma è grazie a quei progetti ideati, seguiti e fotografati con passione da Caldart se il mondo rurale del Carso è ancora fonte di reddito e di investimenti e il paesaggio colturale ha assunto le caratteristiche da tutti riconosciute come impronta del territorio e scrigno di biodiversità.
Le fotografie qui proposte, spiega Zago, sono il taccuino degli appunti di Caldart che registra e analizza quanto il territorio da lui presidiato negli anni ’30 offre in termini di ambiente e popolazioni e, al contempo, il suo tentativo di produrre immagini idealizzate che rendano bello e immortale il soggetto ritratto: dunque bellezza, comprensione e memoria sono probabilmente le parole chiave per leggere l’attività fotografica di Francesco Caldart qui proposta.
Così, assumono particolare importanza le didascalie riportate nel catalogo per contestualizzare le foto e capire cosa è successo negli anni e comprendere come quella di Caldart sia una fotografia di riflessione, dove l’autore, sottolinea Masiello, fotografa sì il territorio che deve monitorare, ma si sofferma sempre sulle persone. Lo sguardo sul passato che ne deriva, nella linea continua del tempo si proietta nei progetto per il futuro.
Da parte delle figlie, la soddisfazione per aver potuto consegnare questo materiale scoperto alla morte del padre, che ha loro rivelato l’importanza del suo lavoro e che auspicano possa essere valorizzato non solo come ricordo ma come contributo e aiuto per il futuro a favore dell’ambiente.
Il pubblico potrà vistare la mostra dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 16.30, e il venerdì solo al mattino, dalle 9.30 alle 13.30. Inoltre, ogni venerdì alle 11.00 avrà luogo una visita guidata.
Foto Montenero