Sottocommissione riforme prosegue attività monitoraggio e verifica

(ACON) Trieste, 21 ott – AB – Prosegue l’attività di monitoraggio e di verifica costante dell’evolversi della situazione sui temi delle riforme, del regionalismo, dell’autonomia, della specialità, da parte della sottocommissione specificatamente istituita in seno alla V Commissione del Consiglio regionale, e presieduta da Vincenzo Martines (Pd).

Proprio a inizio settimana il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop ha incontrato a Roma, a palazzo Madama, il presidente del Senato Pietro Grasso, col quale ha avuto uno scambio di opinioni a 360 gradi.

Se il tema degli accorpamenti delle Regioni è più politico – ma dal punto di vista procedurale è comunque materia molto complessa perché richiederebbe un’ulteriore modifica alla Carta costituzionale – va detto che l’ultimo testo sulle riforme approvato in terza lettura dal Senato conferma le Regioni a statuto speciale.

Iacop e Grasso hanno anche avuto modo di ragionare su competenze e composizione del nuovo Senato che si va a delineare ed è proprio sulla sua composizione che una riflessione andrà fatta, perché a oggi ci sono 9 Regioni che avrebbero un solo consigliere regionale/senatore (oltre a un sindaco). Non si tratta di meri numeri, ma di garantire la rappresentanza alle minoranze, siano esse politiche, linguistiche (e qui va registrata la forte sottolineatura di Igor Gabrovec, Pd-Ssk) o di genere.

E vi è un ulteriore effetto che incide sulla possibilità di scelta democratica dei senatori da parte dei cittadini/elettori, perché con il meccanismo che prevede che il senatore sia il consigliere regionale più votato, questi sarebbe sempre il presidente della Regione.

Se il testo uscito dal Senato verrà approvato dalla Camera nella quarta e ultima lettura senza modifiche – la previsione è per gennaio 2016 – il referendum popolare confermativo potrebbe tenersi già a giugno 2016.

Da aggiungere ancora che proprio il testo votato a palazzo Madama ha subito un aggiustamento di non poco conto: la riforma si applicherà anche alle Regioni speciali a seguito della revisione dei loro statuti, mentre prima si parlava di semplice adeguamento. La revisione implica un’intesa Stato-Regione e ciò garantirà la specialità, in virtù della quale potranno ottenere dallo Stato ulteriori competenze anche in altre materie.

A giudizio di Iacop, quindi, le Regioni speciali escono da questa fase più protette rispetto a prima, anche se l’attenzione dev’essere sempre alta nel seguire l’evolversi delle cose. Senza passare per chi ha paure esagerate, ha quindi detto il capogruppo Ncd Alessandro Colautti, pur convenendo sul fatto che viene rafforzato il principio pattizio, non possiamo trascurare che vi è un diffuso sentimento antiregionalista e anti specialità e non vorremmo trovarci domani, improvvisamente, con una semplificazione del quadro generale. Per impedire il day after cerchiamo di impiegare il tempo che abbiamo per capire come rafforzare un percorso, un metodo, evitando polverizzazioni nelle posizioni per dare una risposta forte su questi temi.

L’ordine del giorno del senatore Ranucci, ha tenuto a sottolineare il capogruppo dei Cittadini Pietro Paviotti per sgombrare ogni possibile dubbio sulla sua portata, in realtà impegna il Governo “a considerare l’opportunità di proporre, anche attraverso una speciale procedura di revisione costituzionale, la riduzione del numero delle Regioni”. Non dà termini, né imposizioni, è debole come strumento e nel suo dispositivo. Ciò non toglie che vi sia comunque un’allerta data dall’elevato numero di parlamentari che pensano con favore a una semplificazione del quadro delle Regioni ed è qui che si dovrà vigilare.

Di segnali poco tranquillizzanti ha parlato anche Claudio Violino (Misto) e anche se i tempi di attuazione non saranno brevi, ciò non ci mette al riparo. Su questi temi dobbiamo essere chiari, senza giochini politici, compresi quelli all’interno dei partiti. Quando il Governo fa suo l’ordine del giorno Ranucci, qualche perplessità ci sorge. La revisione dello statuto, ha ammonito, dovrà rappresentare l’occasione per aumentare il coinvolgimento della società civile, dei cittadini e, per Elena Bianchi (M5S), bisognerà dare una giusta e corretta comunicazione all’esterno di questa attività di sensibilizzazione.

Il Friuli Venezia Giulia è speciale – ha affermato Roberto Dipiazza (AR) – perché si trova in una posizione geograficamente speciale e perché ha una storia speciale. Spieghiamo innanzitutto alla nostra gente che cosa significa essere speciali, che cosa fa la Regione in virtù di questo e togliamo una volta per sempre quel trattino tra Friuli e Venezia Giulia che, dopo esser stato cancellato dalla grafia nello statuto, ci impedisce ancora di superare le divisioni ideologiche.

La situazione è solo potenzialmente migliorata, a giudizio di Rodolfo Ziberna (FI), perché accogliendo l’ordine del giorno Ranucci il Governo ha comunque accettato un vincolo di indirizzo, ci piaccia o no. E poi, ha ammonito, le riforme non si fanno più come una volta, quando era necessario forse anche troppo tempo: oggi si fanno nel giro di pochi mesi, comprimendo i tempi del dibattito e dell’approfondimento. Così rischiamo di trovarci un giorno davanti al fatto compiuto.

Ora la parola passerà all’Aula che martedì, probabilmente non alla mattina ma al pomeriggio, tratterà di questi temi come richiesto dai consiglieri di opposizione.

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