Il Presidente del consiglio regionale: “Riaffermiamo la nostra specialità”
Mentre il Veneto, l’Emilia Romagna e la Lombardia portano avanti la loro battaglia per ottenere maggiori forme di autonomia, il Friuli celebra oggi la festa della “Patrie” che compie 941 anni, una ricorrenza che “valorizza le nostre origini, la nostra cultura e la storia di autonomia del popolo friulano che affonda le sue radici in un tempo lontano”. Così il Presidente del consiglio regionale, Franco Iacop sottolinea i valori civili e culturali che hanno caratterizzato in passato – e lo fanno ancora oggi – l’identità friulana.
“Regionalismo e specialità sono capisaldi che non si costruiscono dall’oggi al domani a suon di consultazioni, principi che hanno fatto della Patria del Friuli uno degli stati precursori dell’istituto parlamentare. Con le celebrazioni del 3 Aprile, il Friuli tutto ribadisce il proprio ruolo di autonomia e specialità. Siamo consapevoli che le nuove forme di autonomia richieste dalle regioni ordinarie non comportano alcun rischio per noi e ricordo che in qualità di regione a statuto speciale, anche il Friuli Venezia Giulia può richiedere ulteriori forme di autonomia che possono essere utili a stimolare e innescare meccanismi di relazione e di cooperazione con le altre regioni, ma maggiori forme di autonomia non devono essere interpretate come un primo passo per ridisegnare la cartina del nostro Paese immaginando una nuova macroregione che possa inglobare una regione a statuto ordinario e una a statuto speciale, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Siamo e resteremo, a prescindere dal futuro governo regionale, una regione che riaffermerà sempre le ragioni della specialità che non va letta come un privilegio ma come l’applicazione dei principi di autonomia, sussidiarietà e federalismo, temi che troveranno spazio anche nella prossima legislatura. Il tema dell’autonomia rimane un principio flessibile che accompagna la crescita dei territori, in quella che oggi può essere vista come una nuova primavera del regionalismo italiano, un terreno fertile per avviare forme di cooperazione volte allo sviluppo dell’economia delle regioni, soprattutto quelle limitrofe, ma mantenendo le singole identità che caratterizzano quel pluralismo culturale e linguistico che compone il nostro Paese”.